Home 2013 7 ottobre RECLUTAMENTO ASN E RECLUTAMENTO. DOCENTI ESTERNI SORTEGGIATI IN COMMISSIONE
ASN E RECLUTAMENTO. DOCENTI ESTERNI SORTEGGIATI IN COMMISSIONE PDF Stampa E-mail

La riforma Gelmini, demandando alle commissione dell’ASN – espressione degli SSD o settori concorsuali – un giudizio non comparativo, e consentendo alle sedi universitarie (SU) di mettere in gioco il posto localmente disponibile solo dopo che il candidato “interno” aveva conseguito l’abilitazione, aveva sostanzialmente marginalizzato gli SSD nelle scelte relative al reclutamento: un candidato, per quanto apprezzato o appoggiato dalla comunità nazionale, poteva facilmente conseguire l’abilitazione ma difficilmente aspirare a vincere un concorso locale se non localmente “gradito”, non tanto perché la sede avrebbe preferito il candidato interno, quanto piuttosto perché la cattedra non sarebbe mai stata messa in gioco (i.e.: il concorso locale non sarebbe mai stato bandito) se non in presenza di un candidato già idoneo gradito alla sede. La risposta strategica degli SSD si è invece fatta sentire in sede politica, e si è tradotta nell’art. 2 del DM Programmazione, che richiede ai regolamenti di ateneo di prevedere la presenza maggioritaria di docenti esterni nelle commissioni di selezione: commissari estratti a sorte da elenchi nazionali, così come avviene per l’ASN. In sostanza, dopo l’abilitazione nazionale il candidato dovrebbe nuovamente sottoporsi a un giudizio (stavolta comparativo) nel quale le comunità scientifiche nazionali potranno imporsi rispetto agli interessi della sede che ha bandito il posto e che ne sosterrà gli oneri finanziari. E’ legittimo, tuttavia, domandarsi da dove ci si aspetta che gli atenei trovino le risorse per assumere come associato o ordinario quel vincitore del concorso locale che non sia già stipendiato dalla stessa sede, ed è evidente che la necessità di trovare per ogni posto da bandire una copertura “vera” e integrale (soldi e non solo differenziale di punti organico a costo reale zero) rischia di frenare fortemente le politiche di reclutamento (ma dovrebbe dirsi: di promozione) delle università italiane a valle dell’ASN, ancora più di quanto non possano essere rallentate dalla necessità di riscrivere i regolamenti d’ateneo in ottemperanza al DM Programmazione e poi effettuare i sorteggi.
Se il Ministro facesse sul serio, il nuovo e rivoluzionario sistema di reclutamento (che, al netto dell’ASN, ricorda quello che per alcuni mesi governò l’assunzione degli ultimi ricercatori a tempo indeterminato) dovrebbe accompagnarsi ad una politica del FFO che consenta, quantomeno, di trasferire i punti organico (e la relativa copertura finanziaria reale) da un ateneo all’altro per i vincitori di concorsi banditi in sedi diverse da quella di servizio: misura, questa, a costo zero, che indubbiamente ripristinerebbe una qualche di mobilità geografica in occasione delle “promozioni” del personale docente. Ma se il Ministro facesse davvero sul serio, dovrebbe assicurare agli atenei le risorse per assumere in ruolo gli idonei non strutturati che, eventualmente, abbiano superato l’ASN e poi vinto il concorso locale, sbaragliando candidati interni e strutturati di altre sedi.
(Fonte: G. Figà Talamanca, Roars 02-10-2013)