Home 2013 7 ottobre EU. ESTERO USA. CORSI DI GIURISPRUDENZA
USA. CORSI DI GIURISPRUDENZA PDF Stampa E-mail

Un corso di giurisprudenza negli Stati Uniti dura tre anni. Vi si può accedere dopo aver acquisito una laurea, diremmo noi, di primo livello. Conclusi i tre anni, è possibile diventare avvocati, sostenendo un esame a pochi mesi dalla laurea.
Recentemente, complice anche un calo delle iscrizioni, si è cominciato a discutere se tre anni non siano troppi: il campo di coloro che sostengono che il terzo anno dovrebbe diventare facoltativo, consentendo agli studenti di sostituirlo con un tirocinio, si è arricchito poche settimane fa della presa di posizione a suo favore del presidente Obama, già professore di diritto costituzionale all’università di Chicago.
La tesi, che da noi suona estrema, è che due anni di lezioni ed esami su materie giuridiche siano sufficienti e anche più efficaci, se seguiti da un anno di pratica, a preparare un avvocato. I corsi fondamentali si possono impartire in quel biennio, durante il quale vi sarebbe anche il tempo per approfondimenti in materie specialistiche. Troppo poco? È più che legittimo avere opinioni diverse al riguardo, ma non meriterebbe un rifiuto preconcetto, dalle nostre parti, l’idea, del resto da sempre dominante negli Stati Uniti, che per essere un buon avvocato non serva (più) la padronanza mnemonica di fiumi di leggi vigenti e di orientamenti giurisprudenziali e dottrinali, quanto piuttosto la capacità di usare il ragionamento giuridico e l’insieme di strumentazioni retoriche che vi si associa; la capacità di reperire le fonti (leggi, sentenze, articoli di dottrina, circolari interpretative, eccetera) piuttosto che la loro memorizzazione; la conoscenza dei concetti fondamentali del diritto pubblico e privato, che consentono di muoversi con agio in ciascun settore, nonché la familiarità con le (mai numerose) idee di fondo che sorreggono le singole discipline; e, infine, l’acquisizione di una sorta di indice mentale delle materie che compongono ogni singola disciplina piuttosto che la ritenzione dei relativi contenuti. In Italia, dove la durata degli studi giuridici è di ben cinque anni (cui vanno aggiunti diciotto mesi di pratica, e anche un anno di attesa per l’esito dell’esame), prevale ancora l’idea che il laureato in giurisprudenza debba conoscere a fondo, nel senso nozionistico del termine, l’ordinamento positivo, oltre che alcune materie più “culturali”, come la filosofia del diritto e il diritto romano. Per questo, in effetti, anche cinque anni possono non bastare. Ma questo sforzo di acquisizione di nozioni è un impiego utile del tempo per le migliaia di studenti che si iscrivono a giurisprudenza ogni anno? E siamo sicuri che il capitale umano che costruiscono in cinque anni di questo tipo di studio sia quello non solo di cui avranno bisogno nella loro carriera professionale, ma soprattutto che meglio potrà servire la domanda di servizi legali e le esigenze della società nel suo complesso?
Il dibattito americano potrebbe far riflettere, pur senza farsi illusioni sull’agibilità politica di una simile soluzione, circa l’opportunità perlomeno di un ritorno ai tradizionali quattro anni di giurisprudenza (era questa la durata del corso di laurea fino al 2000).
(Fonte: L. Enriquez, lavoce.info 26-09-2013)