Home 2013 1 novembre IN EVIDENZA TRE MOTIVI DEL DECLINO DELL’UNIVERSITÀ
TRE MOTIVI DEL DECLINO DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Maria Chiara Carrozza cerca di bloccare l'inondazione spingendo nell'immensa falla due piccole buone idee: bloccare la nascita di altri atenei (ne abbiamo 72, alcuni impalpabili), inclusi quegli indefinibili marchingegni che sono gli atenei telematici; e adoperarsi perché si crei un sistema europeo di ranking delle università controllato pubblicamente. Sebbene abbiamo il dovere di avere speranza, sarebbe irresponsabile non riconoscere che il nostro sistema avanza da anni verso lo strapiombo, culturale, didattico, finanziario, organizzativo. Mi limito a indicare tre fattori di questo declino.
Il primo è l'asfissia finanziaria in cui l'università è stata cacciata da un paio di decenni e che le ha tolto non solo il denaro per investimenti ma anche per quello per funzionare (il cosiddetto Ffo, Fondo di funzionamento ordinario), più recenti restrizioni non escluso un blocco delle retribuzioni maggiori (modestissime a confronto di quelle dei grand commis di pari grado nella funzione pubblica). Brilla la regola di turn over più crudele, per la quale, se si vuole assumere una persona di qualunque ramo (docente, ricercatore, tecnico), occorre che cinque del suo stesso costo vadano in pensione!
Il secondo fattore è l'inarrestabile e inosservata dissoluzione della figura del professore. Non solo per il motivo che ho appena detto. Ma anche perché i professori sono anziani (si diventa ordinario mediamente a 51 anni), non tutti di qualità eccelsa (i concorsi sono quel che sono), dalla moralità pubblica spesso depressa, poco attivi (il 7 per cento di loro non produce ricerca da anni, con punte del 30: dati Anvur), demotivati dalle continue ristrutturazioni, scontenti, sottratti a ogni ispezione e sovente sostituiti da quei quasi-colleghi che si chiamano professori a contratto.
Il terzo fattore è una governance scombinata, elettiva da cima a fondo e quindi disturbata da continue campagne elettorali, nella quale nessuno risponde davvero di quel che fa. Ristrutturata mille volte con una furia che si direbbe sadica, la governance della nostra università finge democrazia ma produce deresponsabilizzazione.
(Fonte: R. Simone, La Repubblica 08-10-2013)