Home 2013 1 novembre IN EVIDENZA RICERCA. UNO SCHEMA FRAUDOLENTO PER GONFIARE GLI INDICI BIBLIOMETRICI
RICERCA. UNO SCHEMA FRAUDOLENTO PER GONFIARE GLI INDICI BIBLIOMETRICI PDF Stampa E-mail

Tempo fa Roars ha segnalato la scoperta, fatta da un gruppo di ricercatori serbi, di uno schema fraudolento per gonfiare gli indici bibliometrici di alcune riviste, arricchendone l’editore alle spese dei fondi di ricerca nazionali; prima ancora aveva avuto modo di segnalare un caso dalla Nigeria. Nature segnala un caso per certi versi analogo, che prevedeva il ricorso a un sistema di citazioni incrociate tale da sfuggire all’identificazione. Lo scopo? Alzare l’impact factor di alcune riviste in modo fraudolento, con le ovvie conseguenze sui ricavi degli editori, sul potere accademico degli editors e sui destini accademici dei soggetti che vi pubblicano. Casi di questo genere sembrano in crescita. Secondo quanto scrive Nature, è anche crescente lo sforzo per elaborare nuovi meccanismi di gonfiaggio artificiale degli indici che sfuggano all’individuazione.
(Fonte: Redazione Roars 14-10-2013)

Un commento di A. Figà Talamanca 14-10-2013: “Un problema è che non esiste una linea di confine precisa tra comportamento corretto o scorretto in tema di inseguimento dello IF. È scorretto chiedere agli autori di includere certi articoli nella loro bibliografia? E’ scorretto ospitare un articolo finale che riassume e commenta gli articoli pubblicati nell’ultimo anno dallo stesso giornale? I comportamenti decisamente scorretti come quello dell’editore di ‘Chaos solitons & fractals’ sono i meno pericolosi perché facilmente identificabili. Infatti ormai non c’è quasi più bisogno di sollecitazioni da parte degli “editors”: i giovani accorti sanno che le citazioni di articoli della stessa rivista nella quale si vuole pubblicare possono aiutare l’accettazione dell’articolo. Un rimedio potrebbe essere quello di stilare classifiche delle riviste indipendenti dallo IF, come quelle che in molte aree sono state stilate e utilizzate dai GEV. Ci sono però altre controindicazioni che dovrebbero essere valutate caso per caso. Certamente il luogo di pubblicazione è (dopo il nome dell’autore) il primo elemento utilizzato da chiunque per giudicare un lavoro prima di leggerlo. Tuttavia a me fa paura l’idea di una autorità centrale che decide quali riviste debbano chiudere o restare confinate tra le riviste di scarso valore. E’ un attentato al necessario pluralismo della scienza e della cultura. Il giudizio di una agenzia preposta alla valutazione è difficilmente reversibile perché solo chi non trova un altro luogo di pubblicazione si rivolgerà alla rivista classificata tra le ultime. Questo renderà molto difficile, e forse impossibile, risalire la china della classifica. Ammesso che la classifica delle riviste sia utile, è così utile da indurci ad ignorarne i pericoli? Siamo così sicuri del maggior valore del “mainstream” da voler sopprimere tutte le espressioni di ricerche o punti di vista che non vi si conformano?”