Home 2013 1 novembre IN EVIDENZA I NUMERI DELL’ISTRUZIONE TERZIARIA IN ITALIA
I NUMERI DELL’ISTRUZIONE TERZIARIA IN ITALIA PDF Stampa E-mail

Guardiamo nel 2013. Secondo i dati dell’ultimo rapporto OCSE Education at Glance di giugno scorso il nostro Paese è solo trentunesimo su 36 nazioni per quanto riguarda la spesa per educazione terziaria rapportata al PIL. Durante la crisi (quindi tra il 2008 e oggi), mentre in 24 nazioni su 31 la spesa complessiva in formazione cresceva in rapporto al PIL, in Italia la spesa non solo è diminuita ma ha subito il calo più pesante di tutte le nazioni considerate ad eccezione dell’Estonia. La spesa cumulativa per studente universitario è inferiore alla media OCSE e ci vede sedicesimi su 25 nazioni considerate; il corpo docente dell’università è diminuito del 22% negli ultimi dieci anni. I corsi della medesima percentuale. Ma ci sono altri freddi numeri che meritano di essere ricordati. Gli iscritti delle nostre università al primo anno sono diminuiti del 17%: erano 338.482 nell’anno accademico 2003/04 si sono ridotti a 280.144 nel 2012/13. L’università italiana costa troppo? Falso: per l’OCSE la spesa procapite per studente in Italia ogni anno è di 9.580 dollari. Negli Stati Uniti è 25.576 dollari; In Canada, 22.475; in Svizzera, 21.893; in Svezia, 19.562; in Giappone, 16.015; in Gran Bretagna, 15.860; in Francia, 15.067. Le università italiane sono troppe? Falso. In Italia abbiamo 61 università statali, 6 scuole superiori e 26 università non statali. Totale: 93 istituti di istruzione terziaria. Di cui le prime strutture che andrebbero discusse sono le università telematiche o buona parte di esse, non certo le università pubbliche. In Gran Bretagna ne hanno 141, in Germania quasi 400, in Francia oltre 500, negli Stati Uniti 4.314. Siamo marginali nel panorama della ricerca? Falso. Tra i paesi OCSE siamo settimi per produzione scientifica ma penultimi come investimenti. Anzi mentre in Germania la spesa in ricerca e sviluppo è aumentata dal 2009 del 15 %, da noi è diminuita di quasi il 20%.
Siamo incapaci di prendere risorse dai progetti europei. Falso. I dati sui finanziamenti europei ottenuti dai ricercatori italiani, così come da uno studio della Società Italiana di Statistica sul programma quadro FP7 (2007-2013), dicono il contrario. Combinando i dati sui finanziamenti e i dati sul Prodotto Interno Lordo con dati Eurostat sul numero di ricercatori, l’Italia, fra i paesi dove i ricercatori sono maggiormente esigui, risulta al secondo posto in Europa dopo l’Olanda per capacità di attirare i finanziamenti, e nella stessa posizione se si considerano i finanziamenti in rapporto al PIL.
(Fonte: Dall’introduzione di F. Sinopoli, flcgil al convegno “La Valutazione nella Conoscenza, per la qualità e i diritti”, Roma, 16 e 17 ottobre 2013)