INFORMAZIONI UNIVERSITARIE

A oggi non esistono studi consistenti che misurino l’impatto dell’Erasmus sugli studenti in termini di opportunità di trovare lavoro o di progredire con maggiore eccellenza negli studi rispetto a coloro che non partecipano. Si può in 3 o 6 mesi veramente conoscere la cultura, le abitudini, la storia del Paese in cui si è ospitati? Sono sufficienti 4 mesi di tirocinio in aziende straniere per far si che gli studenti acquisiscano una migliore comprensione delle altre economie nonché la possibilità di sviluppare competenze specifiche? Uno dei pochi studi in merito, datato 2006, che ha usato il metodo della survey su un campione di studenti Erasmus per il periodo 2000/2001, al fine di valutare il valore professionale del progetto Erasmus, conclude come segue: studenti Erasmus valutano il periodo di studio all’estero come utile al fine dell’acquisizione di competenze internazionali ma non direttamente legato al miglioramento di carriera rispetto agli studenti non-Erasmus; dirigenti universitari e datori di lavoro danno un più alto valore professionale al periodo di studio Erasmus in un altro Paese europeo rispetto al valore che gli attribuiscono gli ex studenti Erasmus stessi; un confronto tra le risposte del sondaggio 2000/2001 con gli studenti Erasmus 1994/95 e 1988/89 suggerisce che il possibile vantaggio occupazionale e di lavoro e un ruolo internazionale più visibile di studenti Erasmus rispetto ai non-Erasmus peggiora nel tempo. Infatti, la componente internazionale diventa più comune perché il numero di studenti che acquisisce competenze internazionali attraverso altre esperienze non-Erasmus aumenta, diminuendo cosi il valore professionale di Erasmus. Gli autori di questo studio di valutazione concludono che il programma Erasmus avrà migliori possibilità in futuro, se diventa più ambizioso per quanto riguarda la qualità dell’esperienza all’estero.
(Fonte: R. Minetti, iMille.org ott. 2013)