Home 2013 2 dicembre RECLUTAMENTO RECLUTAMENTO. IPOTESI PER ASSUMERE IDONEI CON CONCORSO
RECLUTAMENTO. IPOTESI PER ASSUMERE IDONEI CON CONCORSO PDF Stampa E-mail

Supponiamo che il CdA dell’Università X abbia finalmente deciso di bandire 10 posti di professore associato in 10 settori scientifico-disciplinari. Qui comincia il primo problema. Per legge, 2 posti devono essere riservati ai cosiddetti “esterni”. Chi lo stabilisce? A rigore, l’ultima parola spetta al CdA. Degli 8 posti rimanenti, 5 dovranno andare a concorso con procedura chiusa e 3 con procedura aperta. Chi lo stabilirà? Di nuovo, il CdA. E con quali criteri? A questo punto la lotta si farà furiosa perché è assai probabile che il numero delle richieste per le procedure chiuse provenienti dai singoli dipartimenti sarà superiore a quello disponibile per legge. Perché? I motivi sono facilmente spiegabili: uno di natura finanziaria e l’altro di natura politico-sindacale.

Il motivo finanziario è presto detto. Infatti, se un ricercatore (a tempo indeterminato) “strutturato-interno” e abilitato passa la procedura chiusa (o quella libera) costerà al dipartimento (e quindi anche all’ateneo) solo 0,2 punti organico (se diventa professore associato) o 0,5 punti organico (se diventa professore ordinario). Se invece il vincitore di una prova aperta è un “non strutturato esterno”, costerà al dipartimento (e quindi all’ateneo) 0,7 punti organico (se si tratta di un posto di professore associato) o 1 punto organico (se si tratta di un posto di professore ordinario).

Il motivo politico-sindacale sta nel fatto che il nostro ricercatore (o professore associato) “strutturato-interno” fa già parte della struttura di quell’ateneo e quindi va difeso dagli “attacchi esterni”, secondo il metodo collaudato dell’”inbreeding” (o inincrocio).

Ma se la commissione della procedura aperta, insensibile ai punti organico e al richiamo “etnico”, decidesse di operare considerando solo il merito scientifico e, supponiamo, concludesse che il migliore è un esterno? Fatta la legge, trovato il rimedio. Il dipartimento potrebbe decidere di non chiamare il vincitore! Il lettore si chiederà perché mai un dipartimento avesse chiesto un posto, che poi rifiuta. La risposta sta proprio nei due motivi che ho spiegato sopra.

Ma un dipartimento che opera questa scelta ha delle conseguenze? Sì, ma risibili: non può mettere più a concorso quel posto per due anni! E al povero esterno, magari precario, non resta che ritentare la fortuna in un altro ateneo. E’ con questo meccanismo che si dovrà decidere da adesso e per i prossimi anni il reclutamento di migliaia di professori universitari, con il rischio di sacrificare ancora una volta, insieme con il merito, intere generazioni di studiosi esterni ai circuiti accademici nostrani.
(Fonte: M. Matteuzzi, Politiche educative 06-11-2013)