I numeri definitivi sul Fondo di finanziamento ordinario 2013, allegati al secondo decreto ministeriale sul tema (il primo era limitato alla quota di base) diffuso nei giorni scorsi, traducono in euro i paradossi nascosti nel meccanismo che distribuisce i fondi fra gli atenei statali. Mentre le norme rilanciano il finanziamento competitivo, che dovrebbe premiare le sedi migliori nella didattica e nella ricerca, il taglio complessivo delle risorse ha fatto perdere 295,5 milioni (il 4,4% del totale) e, per tutelare gli atenei più in difficoltà, ha spinto a riproporre la clausola di salvaguardia che impedisce a ogni ateneo di perdere più del 5% dei fondi ottenuti l'anno prima(il fondo premiale diventa così un fondo assistenziale, ha osservato un rettore): se il Fondo ordinario complessivo è ridotto del 4,4%, è naturale che in definitiva i tagli siano spalmati in modo quasi uniforme, e che anche le università "migliori" abbiano meno risorse. Il premio, in quest'ottica, consiste nel perdere meno degli altri: magra consolazione, soprattutto nell'anno in cui il debutto delle "pagelle" stilate dall'ANVUR sulla ricerca di tutti i dipartimenti italiani ha alimentato un lungo dibattito sulla necessità di trasformare i voti migliori in finanziamenti aggiuntivi per incentivare le realtà più attive. Nei numeri definitivi, però, c'è di più. Sul confronto con il 2012, infatti, pesano anche i fondi che lo scorso anno erano destinati al reclutamento "straordinario" degli associati, ma che non sono stati spesi anche perché le procedure per l'abilitazione scientfica nazionale hanno chiesto tempo e hanno di conseguenza fermato le assunzioni. (Fonte: G. Trovati IlSole24Ore 07-01-2014)
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