Home 2014 12 gennaio RETRIBUZIONI CORTE COSTITUZIONALE. RESPINTE LE QUESTIONI DI ILLEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE RELATIVE AL BLOCCO DELLE RETRIBUZIONI DEGLI UNIVERSITARI. SENTENZA E REPLICA
CORTE COSTITUZIONALE. RESPINTE LE QUESTIONI DI ILLEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE RELATIVE AL BLOCCO DELLE RETRIBUZIONI DEGLI UNIVERSITARI. SENTENZA E REPLICA PDF Stampa E-mail

La Corte Costituzionale ha cassato le questioni di legittimità sollevate relativamente ai provvedimenti legislativi che hanno portato al blocco degli scatti stipendiali dei docenti e dei ricercatori universitari. La Corte ha precisato che il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, attraverso cui può attuarsi una politica di riequilibrio del bilancio, implicano sacrifici gravosi, come quello del blocco degli stipendi di dipendenti pubblici non contrattualizzati, tra i quali i docenti universitari, che trovano giustificazione nella situazione di crisi economica. QUI il testo della sentenza n. 310.
Di seguito alcuni passaggi della
replica alla sentenza di A. Brancaccio e M. Matteuzzi.
Non ci soffermiamo, essi affermano, sulle iniquità che il blocco in questione provoca, soprattutto, al solito, ai giovani. Ma la cosa più eclatante, che sicuramente farà epoca e rimarrà nella storia del diritto, quanto meno nei Paesi di civil law, è la perspicua argomentazione: le stesse determinazioni non si applicano a professori e a magistrati perché questi ultimi godono di particolari “specificità”, che ovviamente mancano a ogni altra categoria. Ecco, è un vero e proprio nuovo principio giuridico: la legge è uguale per tutti, fuori che per gli “specifici”. E chi sono gli specifici? Tiriamo a indovinare, i magistrati. La cosa non è senza conseguenze importanti, e, ci si consenta, esilaranti, sul piano degli effetti concreti. Avremo dunque una categoria nuova, quella degli “specifici”? Cicero pro domo sua? Peggio, la cosa si ammanta di una patina di “credibilità tecnica”, che oltrepassa di gran lunga la comprensione dell’osservatore medio. Credibilità tecnica affogata nei mille riferimenti, magari irrilevanti sul piano logico, che possano rendere le decisioni incomprensibili al popolo, bue e sovrano ad un tempo. Tutto ciò come esito della riflessione di “uomini di legge”. Che nel coacervo pletorico della normativa italiana, la più ridondante del mondo, sono sempre abilissimi nel trovare l’aggancio opportuno, a difesa della loro casta. Si afferma poi, con una pindarica evoluzione logica che ha del sorprendente, che la Consulta non ha titolo per valutare le scelte di politica economica e sociale. Peccato che abbia deliberato appellandosi unicamente all’emergenza economica e sociale. Forse non sarebbe male, prima di tutto, fare pace con se stessi: per la loro “specificità”, non si dà un'emergenza economica? Se è così, se la necessità di pane sospende lo stato di diritto, perché di questo stiamo parlando, per quale motivo per i magistrati non si applica la norma? Forse che loro sono dispensati dall’essere solidali?
(Fonte:
http://tinyurl.com/pm4wrjj 19-12-2013)