Home 2014 12 gennaio RICERCA. RICERCATORI. INNOVAZIONE APPUNTI DA UN ARTICOLO MONOGRAFICO SULLA CLASSIFICAZIONE DEGLI ATENEI E SULLA VALUTAZIONE
APPUNTI DA UN ARTICOLO MONOGRAFICO SULLA CLASSIFICAZIONE DEGLI ATENEI E SULLA VALUTAZIONE PDF Stampa E-mail

Le classifiche delle università elencano le prime 500 al mondo, su un numero complessivo stimato fra gli 11.000 e i 20.000 atenei. Ciò significa che il fatto stesso di entrare in classifica corrisponde a un piazzamento compreso fra il top 5% e il top 2,5%.
Né le classifiche internazionali, né le elaborazioni SCImago rendono in alcun modo conto della “qualità” della ricerca umanistica, poiché si fondano su dati bibliometrici che – com’è noto – non sono disponibili per la stragrande maggioranza delle scienze umane.
Non è possibile far ricorso, per le scienze umane e sociali, all’Impact Factor (IF). È di per sé significativo che a essere citato come strumento “oggettivo”, benché disgraziatamente inutilizzabile, sia proprio il più screditato fra gli indici bibliometrici, per la facilità con cui può essere artificialmente gonfiato attraverso comportamenti abusivi.
Sappiamo tutti che per molte aree disciplinari l’inglese è ormai la lingua dominante, e che ciò si riverbera sull’impatto e dunque sulle citazioni. Una maggiore produzione in lingua inglese contribuirebbe ad accrescere l’impatto (non la qualità, sia detto per inciso) della produzione scientifica italiana di area umanistica.
Molti ignorano che sul database Scopus l’h-index di Charles K. Kao è pari a 1, quello di George E. Smith è pari a 5, mentre quello di Willard S. Boyle è pari a 7. Ciò significa, per esempio, che Boyle ha solo 7 articoli che hanno ricevuto 7 o più citazioni ciascuno, mentre Smith ha solo 5 articoli che hanno ricevuto 5 o più citazioni ciascuno e così via. Ebbene, questi studiosi hanno ricevuto il premio Nobel per la fisica nel 2009. Leonid Hurwicz (Nobel per l’economia 2007) ha un h-index = 7. Grigorij Perelman, che ha vinto la medaglia Fields nel 2006 per aver risolto la congettura di Poincaré, ha un h-index = 1.
Google Scholar (GS) non è una base dati utilizzabile per analisi bibliometriche scientificamente valide. Basti pensare al caso segnalato da Labbé, che è riuscito a creare dal nulla una star scientifica fasulla, di nome Ike Antkare, con un h-index stellare pari a 94 (quello di Einstein sarebbe 84), ma interamente costruito su paper fasulli generati con un software automatico.
Articolo monografico.
(Fonte: A. Banfi e G. De Nicolao, Roars 15-12-2013)