Home 2014 12 gennaio RICERCA. RICERCATORI. INNOVAZIONE PIANO NAZIONALE DELLA RICERCA ANNUNCIATO DAL MINISTRO
PIANO NAZIONALE DELLA RICERCA ANNUNCIATO DAL MINISTRO PDF Stampa E-mail

In occasione del convegno «La ricerca in Italia. Cosa distruggere, come ricostruire?», organizzato a Milano da Bocconi, Novartis e Gruppo 2003, il ministro Carrozza ha spiegato che sta lavorando alla stesura di un Piano nazionale della ricerca, che coinvolgerà anche i ministeri della Salute e dello Sviluppo. «Se avremo un buon Piano, sarò in grado di chiedere in Consiglio dei ministri uno stanziamento per la ricerca», ha detto. «E il coordinamento interministeriale potrebbe fungere da sperimentazione per la cabina di regia». Il ministro ha preso lo spunto per sottolineare che «la frammentazione in tanti ministeri ha fatto il male della ricerca». «Ricerca e scuola sono temi di importanza tale che dovrebbe trattarli il presidente del Consiglio - ha poi detto -: io dovrei essere l’esecutore». Inoltre, sguardo rivolto ai giovani ricercatori: per innescare un’inversione di tendenza - dalla fuga di cervelli al «brain gain» (le politiche fin qui attuate per far rientrare i ricercatori italiani dall’estero hanno fallito) - il ministro ha annunciato un nuovo bando, basato sul sistema European Research Council: «aperto a ricercatori di enti e università sul modello degli starting grants» per «incoraggiare con un finanziamento italiano, i ricercatori a fare bandi europei». E ha promesso un impegno diretto per sveltire le procedure di riconoscibilità dei percorsi di studio e dei titoli. Oltre all’attivazione dello «spazio europeo della ricerca». L'obiettivo, ha spiegato il ministro, è "semplificare la burocrazia e rendere i nostri ricercatori in grado di lavorare in un sistema di finanziamento simile a quello europeo". "Dobbiamo puntare - sottolinea Carrozza - più progetti europei, soprattutto dell'European Research Council (ERC), e giocarceli in Italia". Inoltre, "riserveremo dei punti organico ai vincitori di ERC". Di più il ministero non può fare perché "c'è un'autonomia universitaria, se questa funzionasse gli atenei dovrebbero cercare di prendere il più possibile questi ricercatori". Ma "abbiamo visto che questo non c'è stato e allora abbiamo pensato a punti organico". Il ministro ha inoltre "voluto le chiamate dirette, rese più semplici, e saranno premiate le università che vorranno ricercatori di tipo B rispetto a professori ordinari".
(Fonte: corriere.it/scuola e AGI 09-12-2013)