Home 2014 12 gennaio LIBRI LIBERTÀ DI RICERCA E ORGANIZZAZIONE DELLA CULTURA
LIBERTÀ DI RICERCA E ORGANIZZAZIONE DELLA CULTURA PDF Stampa E-mail

Autore: Nicola Capone. Editore La Scuola di Pitagora (collana Assise). 2013, 120 pp.
Mentre gli Stati Uniti guidano la ripresa economica e anche in Europa si annunciano i primi segnali di miglioramento – soprattutto in quei paesi che, previdentemente, hanno puntato su cultura e ricerca – le previsioni per l’Italia sono scoraggianti. «Non riusciamo a stare al passo con la trasformazione dell’economia», spiega l’economista Lucrezia Reichlin: «abbiamo un sistema di imprese troppo piccole, che fanno pochi investimenti e ancor meno ricerca. Il capitalismo familiare, che è stato la nostra forza, adesso è la nostra debolezza e dipende completamente dal sistema bancario. Infine il dualismo nord-sud è un problema assolutamente insoluto». Nel flusso di effetti a catena, politici ed economici, in cui si trascina il nostro paese, sembra impossibile che la classe dirigente riesca ad aprire gli occhi su quella che dalla modernità in poi è considerata la fonte di ogni “potere”: l’attività scientifica e intellettuale. Nel volume di Nicola Capone, "Libertà di ricerca e organizzazione della cultura", si ricostruiscono i passaggi storici che hanno segnato i punti di forza e di debolezza del settore cognitivo nel nostro paese, guardando in particolare a un aspetto poco trattato, ma quanto mai fondamentale per l’effettività del “sapere”, ovvero le istituzioni in cui esso viene organizzato.
Il primo passo da fare quando si parla di libertà di ricerca e di organizzazione della cultura è di inquadrare i termini della questione nel contesto storico-culturale che le è proprio. È la condizione preliminare per avere l'alfabeto necessario a interpretare le forme e i linguaggi attraverso cui i poteri costituiti hanno esercitato ed esercitano la loro forza di coercizione sulle istituzioni culturali. In questo saggio Nicola Capone soddisfa tali condizioni. L'autore dimostra che "come la fine delle Università medioevali fu segnata dal prevalere del dogmatismo", allo stesso modo la fine dell'Università moderna è stata segnata dalla perdita dell'indipendenza della ricerca unitamente alla crescente specializzazione in nome dei "valori" del mercato. Come ha reagito il mondo della cultura e della scienza dinanzi a questa perdita di autonomia? Tranne rare eccezioni, coraggiosi tentativi solitari, la "cultura ufficiale" ha accettato tutto ciò come una sorta di destino ineluttabile.
(Fonte: F. Bentivoglio, Roars 12-10-2013; Ibs.it novembre 2013)