Home 2014 12 gennaio LIBRI ALMA MATRIGNA. L'UNIVERSITÀ DEL DISINCANTO
ALMA MATRIGNA. L'UNIVERSITÀ DEL DISINCANTO PDF Stampa E-mail

Autore: Pier Luigi. Celli. Ed. Imprimatur (collana Saggi). 2013. 160 pp.
II bello di Pier Luigi Celii è che non le manda mai a dire: non procede per allusioni o perifrasi o giri di parole. Se l'università italiana gli pare fortemente inadeguata, chiusa In se stessa, slegata dal mondo del lavoro, incapace di immaginare un futuro per sé ma soprattutto per i giovani che sta crescendo, lo dice senza mezzi termini. ll bello di Celli (il brutto per lui) è che continua a sognare di poter cambiare il mondo, riesce persino a compilare un decalogo operativo di un'università ideale che termina con una raccomandazione agli studenti di disarmante candore, tanto è vera: salutate, quando ci si incontra, sorridete, tenete puliti i luoghi e le attrezzature dell'università... Potrò sbagliarmi, ma “Alma matrigna. Università del disincanto” è un libro che nasce da una profonda delusione. Dopo essere stato responsabile delle risorse umane di grandi gruppi come Eni, Rai, Omnitel, Olivetti, Enel, dopo aver diretto la Rai, Celli è stato direttore generale dell'Università Luiss Guido Carli di Roma. Ha visto da vicino come funziona un'università privata, ha tentato di lasciare la sua impronta, ma alla fine gli hanno detto "prego si accomodi": «Ho cominciato a lavorare come se l'università fosse un'azienda che doveva funzionare al meglio, credendo che la sua missione fosse meno quella di distribuire lauree che perseguire il compito di formare persone in grado dl saper navigare bene nella vita». Un'idea stramba, troppo vera per essere credibile. Chi lavora in Università sa bene che spesso l'apparato sembra una macchina destinata a girare attorno a se stessa, che certi rituali sono difficili da sradicare, che mancano i fondi per la ricerca, che non c'è ricambio e giovani bravissimi sono tenuti ai margini. Per questo è necessario, come suggerisce Celli, "recuperare il futuro": il presente è troppo presente, con le sue urgenze, le sue contraddizioni, le sue incertezze, i suoi disagi. L'Università italiana non ha più il tempo di concepire e di immaginare il proprio futuro, né quello degli studenti; e il futuro, si sa, nasce come sogno, come speranza, come desiderio.
(Fonte: A. Grasso, SETTE 27-12-2013)