Home 2014 12 gennaio LIBRI RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2013
RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2013 PDF Stampa E-mail

Fondazione Migrantes. Tau Editrice, Todi 2013, pp. 516.
Al centro delRapporto italiani nel mondo 2013 ci sono «i migranti italiani di ieri e di oggi, coloro che possiedono la cittadinanza italiana e il passaporto italiano ma vivono fuori dei confini nazionali, coloro che votano dall’estero, quelli che nascono all’estero da cittadini italiani, quelli che riacquistano la cittadinanza, coloro che si spostano per studio o formazione, coloro che vanno fuori dall’Italia per sfuggire alla disoccupazione o perché inseguono un sogno professionale». Per quanto riguarda la mobilità internazionale degli studenti universitari e dei giovani laureati, nell’anno accademico 2010-11 (l’ultimo disponibile a livello di dati) sono stati quasi 20.000 gli studenti italiani che hanno utilizzato il Programma Erasmus, con destinazioni soprattutto verso Spagna (7.547 studenti), Francia (3338), Germania (2199), Regno Unito (1849) e Portogallo (1011). Inoltre, 6.603 studenti italiani si sono recati all’estero per svolgere un tirocinio presso imprese e istituzioni pubbliche di un paese dell’Unione Europea diverso dal proprio e 1.045 studenti italiani hanno partecipato a programmi intensivi di breve durata. Anche se in crescita, la partecipazione italiana a Erasmus resta comunque più ridotta rispetto ad altri Paesi, anche a seguito della limitatezza degli investimenti e della copertura finanziaria. In particolare, nei settori linguistico, scientifico e dell’ingegneria la percentuale di studenti italiani che stanno proseguendo la propria formazione all’estero supera il 20%. I cosiddetti “migranti-ricercatori”, sono nuovi migranti completamente diversi e unici nel loro genere: rifiutano di essere catalogati come “cervelli in fuga”: si sentono invece “talenti capaci di scegliere”, che cercano opportunità per mettersi alla prova. Sono migranti per scelta intellettuale (“non guardando indietro dal finestrino del treno”), vanno dove li portano i loro interessi scientifici e personali. Vivono appartenenze plurime. La loro maniera di sentirsi cittadini del globo è attraversata dal sentimento di essere segni e simboli italiani del luogo-Europa, rivendicando di aver completato gli studi in diverse università dell’Europa, sul cui processo di costruzione politica unitaria dichiarano una crescente lealtà». I ricercatori oggetto di questa indagine hanno coscienza di possedere una professionalità sofisticata e d’avanguardia, in una sorta di «nomadismo culturale, che consente loro di elaborare rappresentazioni identitarie che privilegiano innanzitutto l’appartenenza alla propria rete professionale; […] non si sentono dei geni, ma persone normali con un lavoro straordinario».
(Fonte: L. Cappelletti, rivistauniversitas dicembre 2013)