Home 2014 12 gennaio LIBRI RANKINGS AND ACCOUNTABILITY IN HIGHER EDUCATION: USES AND MISUSES
RANKINGS AND ACCOUNTABILITY IN HIGHER EDUCATION: USES AND MISUSES PDF Stampa E-mail

Autori: P. T. M. Marope, P. J. Wells e E. Hazelkorn. Pubblicato da United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (Unesco), Parigi 2013, pp. 296.
Il volume offre una panoramica dei più conosciuti ranking universitari, evidenziando i vantaggi e gli inconvenienti di un sistema destinato a facilitare la comparazione qualitativa delle università mondiali. Il testo prende lo spunto dal Convegno svoltosi nel 2011 nella sede UNESCO di Parigi (in coordinamento con OCSE e World Bank): grazie a qualificati contributi aiuta i lettori a districarsi nelle classifiche mondiali, chiarendone gli approcci metodologici, i punti di forza e le carenze.
La pratica dei ranking è sorta agli inizi del secolo scorso con la pubblicazione nel Regno Unito della ricerca 'Where We Get Our Best Men' che, analizzando i percorsi formativi compiuti dagli uomini di successo dell’epoca, stilava una classifica delle università da essi frequentate. Dopo parecchi decenni di disinteresse per la problematica, hanno fatto seguito nel 1983 l’America’s Best Colleges, pubblicata dal “US News and World Report” e dieci anni più tardi la britannica Times Good University Guide, fino all’Academic Ranking of World Universities (ARWU) della Shanghai Jiao Tong University (2003) e all’Higher Education World University Rankings del “Times Higher Education” (2004). L’UNESCO ha seguito l’evoluzione del fenomeno anche con la pubblicazione dei Rapporti sulle ranking methodologies (2005) e sulla creazione delle world class universities (2007 e 2009). Delle oltre 17.000 istituzioni universitarie distribuite nel mondo, soltanto l’1% figura al vertice delle tre più quotate classifiche e, benché dissimili in molti aspetti, ricomprende tra i primi 200 gli atenei più antichi (creati da oltre 200 anni), e quelli maggiormente specializzati nella ricerca scientifica, con circa 25.000 studenti iscritti, 2.500 docenti e bilanci annuali superiori ai 2 miliardi di dollari. Gli autori evidenziano molti degli inconvenienti dei sistemi di classificazione prevalenti, quali ad esempio l’eccessiva focalizzazione degli indicatori sulla produzione della ricerca scientifica a scapito della valutazione dell’impatto sociale nelle comunità locali e delle discipline umanistiche in particolare. Il volume di può scaricare QUI.
(Fonte: M. L. Marino, rivistauniversitas dicembre 2013)