Home 2014 3 febbraio IN EVIDENZA ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE. DERIVA CONCORSUALE
ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE. DERIVA CONCORSUALE PDF Stampa E-mail

I risultati fin qui pubblicati mostrano come siano stati abilitati mediamente intorno al 43% dei candidati sia alla prima sia alla seconda fascia. I risultati variano in maniera significativa da un settore concorsuale all’altro con percentuali di area che vanno - ad esempio - dal 53% dell’area 03 al 28,2% dell’area 14. Vi sono quindi settori le cui percentuali di abilitati superano il 70% come in 02/B1, e altri le cui percentuali sono di poco superiori al 20% in 14/C1. Il numero dei candidati è stato estremamente alto. A conferma del "clima da ultima spiaggia" che limiti al turnover, riduzione dei finanziamenti e delle opportunità di carriera, azzeramento delle prospettive per i tanti ricercatori più giovani, o ancora precari, hanno prodotto. Questo alto numero, frutto di un contesto drammatico, ha rappresentato uno degli elementi di distorsione sistemica e strutturale dell’intera procedura. I primi dati rendono evidente come la gran parte delle commissioni non abbia inteso l’abilitazione scientifica nazionale come una verifica dei requisiti di qualificazione scientifica dei potenziali candidati a professore di I e II fascia, ma una vera e (im)propria pre-selezione comparativa. Scelta tanto più erronea poiché le abilitazioni - che costituiscono i requisiti per la partecipazione ai concorsi e alle procedure di reclutamento negli atenei - delineano l’estensione, composizione e articolazione delle diverse discipline scientifiche nel medio futuro. Allo stesso modo appare evidente come nella maggioranza dei casi - non in tutti settori - i non strutturati siano stati largamente penalizzati, anche a parità di livelli di produzione scientifica come mostrato dagli indicatori (le cosiddette mediane). Tutto ciò lascia pensare che le commissioni abbiano in molti casi valutato, facendosi influenzare, o comunque tenendo conto, che allo stato attuale è per gli atenei estremamente difficile reclutare come professori di II fascia studiosi non già strutturati presso gli atenei italiani o comunque un numero significativo di studiosi.
(Fonte: FlcCgil 23-01-2014)