Home 2014 3 febbraio ON LINE. SITI INTERNET. RISORSE EDUCATIVE APERTE. RELAZIONE DELLA COMMISSIONE DEL MIUR SULLE 11 UNIVERSITÀ TELEMATICHE
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE DEL MIUR SULLE 11 UNIVERSITÀ TELEMATICHE PDF Stampa E-mail

Lo scorso autunno è stata consegnata al ministro dell’Istruzione Carrozza la relazione commissionata a un gruppo di esperti, incaricati di monitorare la qualità dell’offerta formativa delle università telematiche italiane, in tutto 11. I risultati dei lavori si sono tradotti in una sostanziale bocciatura su più fronti, talmente netta da aver suscitato le immediate proteste e repliche dei diretti interessati.
Ma vediamo che cosa hanno scritto gli esperti incaricati dell’indagine (Stefano Liebman della Bocconi, Marco Mancini dell’Università della Tuscia-Viterbo e Marcella Gargano, Vicecapo di Gabinetto del Ministero). Innanzitutto, hanno fatto parlare i numeri: in Italia nell’anno accademico 2012-2013 gli iscritti totali agli atenei a distanza erano 35.814 contro i 40.284 di due anni prima (record di iscritti dal debutto di queste università, nel 2004); decisamente in calo le nuove immatricolazioni, arrivate nel 2012-2013 a 2420 contro le 6641 di due anni prima. Per quanto riguarda i laureati, lo scorso anno accademico sono stati 1219 contro i 4813 del 2010-2011. Registrata dunque una tendenza al ribasso sia negli iscritti sia nei laureati (ma ovviamente mancano i dati di quest’anno), i commissari passano in rassegna le molte “criticità” rilevate nel sistema delle università telematiche. E qui i rilievi non sono certo pochi: si va dall’assenza di regolamentazioni chiare sull’attivazione dei corsi di laurea e di istituzione di Scuole di Dottorato, alla “mancanza assoluta di definizione di parametri per la valutazione dell’attività di ricerca”, passando dall’assenza di vincoli per il reclutamento di docenti e ricercatori, in particolare in merito all’assunzione per chiamata diretta. Altre criticità riguardano la “disparità di trattamento fra istituzioni universitarie tradizionali e università telematiche”, visto che – a detta della commissione ministeriale - gli atenei tradizionali che vogliono istituire un corso di studi a distanza devono sottoporre il progetto all’esame di una Commissione regionale, prima richiedere un parere al Consiglio Universitario Nazionale, mentre le telematiche non hanno questo obbligo, e inoltre “possono iniziare l’anno accademico in ogni periodo dell’anno, a fronte di vincoli temporali ben definiti ai quali sono soggette le Università che erogano corsi in presenza”. Non è trascurato neppure il confronto con le altre realtà europee, e in particolare rispetto alla britannica Open University, dal quale emerge che le università telematiche italiane offrono “unicamente servizi didattici” senza svolgere “attività di ricerca né tematica, né metodologica sull’apprendimento a distanza”. Infine si critica “la non idoneità delle modalità di svolgimento degli esami di profitto” e della relativa attribuzione dei crediti formativi che attestano il raggiungimento delle previste competenze, “l’inesistenza o assoluta inadeguatezza delle attività di laboratorio” e - bordata finale - “la rilevata minore preparazione posseduta dai laureati presso le Università telematiche rispetto a quella conseguita dai laureati delle Università convenzionali”.
(Fonte: G. Meroni, vita.it 23-01-2014)