Home 2014 3 febbraio RICERCA. RICERCATORI. INNOVAZIONE. VALUTAZIONE VALUTAZIONE DELLA RICERCA E DELL’ISTRUZIONE SUPERIORE. SINTESI DELLE CRITICHE DI ROARS ALL’ANVUR
VALUTAZIONE DELLA RICERCA E DELL’ISTRUZIONE SUPERIORE. SINTESI DELLE CRITICHE DI ROARS ALL’ANVUR PDF Stampa E-mail

L’architettura del sistema italiano della valutazione della ricerca e della formazione superiore non presenta i caratteri di solidità e buon disegno che pure sarebbero auspicabili. L’Agenzia è, di fatto, un’agenzia governativa e la previsione meramente procedurale e formale della nomina del Direttivo con decreto del Presidente della Repubblica, spesso invocata a dimostrazione della terzietà e dell’indipendenza dell’Agenzia stessa, può essere utilizzata come argomento risolutivo e di chiusura solo per chi ignora quali siano gli effettivi processi di scelta e quale sia la collocazione ordinamentale dell’Agenzia. Ma non è comunque questo neppure il principale dei problemi che affliggono ANVUR. L’Agenzia, infatti, cumula troppi compiti e attribuzioni, a fronte delle esigue competenze di cui può disporre il suo Direttivo. Per quanto possa valere come riferimento del momento, non si può non notare che la quasi totalità dei membri di quest’ultimo sono privi di esperienze pregresse circa l’esercizio di attività di valutazione su larga scala, per non parlare di attività di ricerca in materia scientometrica: ambiti specialistici che non possono, d’altro canto, qualificare la selezione di tutti i membri in qualsiasi momento. Ma oltre i dati che attengono alle competenze disponibili, vi è un dato di sistema: la scelta di fare di ANVUR la sede che cumula compiti di valutazione della ricerca, della didattica, di accreditamento dei corsi e delle sedi; spetta ad ANVUR di intervenire anche sul mantenimento o la chiusura di intere sedi, finendo per divenire – nei fatti – un luogo nel quale non si estraggono dati utili al policy-maker, ma un luogo nel quale si definiscono le politiche stesse. Il cumulo di competenze attribuite ad ANVUR dalla l. 240/2010 e dai provvedimenti attuativi correlati ha finito per svuotare di competenze il Ministero (che pure dovrebbe vigilare sull’operato dell’Agenzia), trasferendole all’Agenzia stessa ma in nome di una presunta superiorità e affidabilità della tecnica rispetto alla politica. L’esito è una generalizzata deresponsabilizzazione, che rende difficile identificare i centri decisionali e attribuire la responsabilità di scelte politiche in materia di formazione terziaria e di ricerca. In questo quadro è del tutto inopportuno che l’Agenzia decida di amplificare le proprie competenze, ad esempio proponendosi come luogo dove sviluppare ricerche ed esperimenti scientometrici: la scientometria è una disciplina delicata, per le conseguenze che essa può comportare nel ridisegnare il sistema di ricerca di un intero Paese. Proprio per questa ragione, essa deve essere lasciata alla comunità scientifica e non fatta in casa da un ristretto consesso di persone interne a un’agenzia ministeriale. Analogamente, non pare opportuno che l’Agenzia, un’entità allo stesso tempo troppo forte (per l’insieme delle attribuzioni e per l’impatto sulle policies) e troppo debole (per esiguità di risorse e di competenze), si faccia promotrice dell’edificazione in-house di un database bibliometrico-citazionale, sia pur appoggiandosi a risorse esterne per quanto riguarda la sua gestione.
(Fonte: A. Banfi, Astrid Rassegna 194 -1/2014 e Roars 19-01-2014)