I SOCIAL NETWORK NEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail

La ricerca di universita.it sulla relazione tra i social network e gli atenei italiani ha preso le mosse dai dati rilasciati da due ricercatori italiani che hanno oggi all’attivo un paper di ricerca sul tema, oltre a un osservatorio permanente sui media sociali e le università. Abbiamo cosi voluto approfondire i risultati e le considerazioni su questo “rapporto controverso” con domande agli autori.
Che idea vi siete fatti dell’andamento e del progresso delle università avendo iniziato l’analisi nel 2010?
Un numero crescente di atenei si è reso conto di non poter fare a meno di una presenza ufficiale sui social media. Come ho avuto modo di osservare durante la mia prima analisi che prendeva in considerazione gli spazi su Facebook, ufficiali o meno, le conversazioni in rete sugli atenei hanno luogo ugualmente e indipendentemente dalla presenza di questi spazi. È dunque saggio mettere in campo delle strategie atte a monitorare queste conversazioni e influenzarle. Il modo migliore per farlo è aprire dei propri spazi di discussione che offrano agli studenti un servizio innovativo e personalizzato. Nonostante questa generale presa di coscienza non mancano casi di utilizzo amatoriale come quelli di atenei che sono presenti su Facebook con profili personali o con gruppi. Inoltre, come già accennato, nella maggioranza dei casi manca un piano di integrazione di questi spazi nelle strategie di comunicazione dell’ateneo e talvolta gli atenei fanno fatica a comprendere la natura eminentemente bi-direzionale di questi spazi.
I social media possono essere un driver di innovazione per gli atenei?
Gli atenei sono macchine complesse con finalità diverse. A seconda del pubblico di riferimento (studenti, docenti, personale, comunità scientifica, e così via) i social media possono rappresentare un’opportunità di innovazione a patto di accettare le logiche di trasparenza che questi spazi impongono. Non si tratta di una sfida facile, ma affrontarla nel modo giusto garantirà un vantaggio competitivo in termini di immagine e di ricaduta sull’organizzazione.
Che cosa vogliono gli studenti dai profili social del loro ateneo?
Come abbiamo avuto modo di sperimentare durante l’emergenza neve delle scorse settimane ad Urbino, gli studenti si aspettano da questi spazi risposte personalizzate e rapide. Questa esposizione diretta all’esigenza dei pubblici di riferimento rappresenta un forte incentivo verso nuove forme di organizzazioni più snelle. L’importante è non fare l’errore di pensare questi spazi come un canale comunicativo che può essere gestito con le stesse logiche della comunicazione istituzionale di tipo tradizionale e, nello specifico, usare i social media anche come strumento di ascolto e di raccolta del feedback degli studenti, integrandolo con gli altri strumenti più tradizionali quali l’ufficio per le relazioni con il pubblico e il call center.
(Fonte:
www.universita.it 14-02-2014)