Home 2014 14 marzo RECLUTAMENTO RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO. PROBLEMI DEL CONCORSO
RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO. PROBLEMI DEL CONCORSO PDF Stampa E-mail

Il numero di RTD (Ricercatori a tempo determinato) negli ultimi tre anni è stato irrisorio. In particolare, la scarsità di posizioni RTDa – anch’esse legate alla limitata disponibilità di punti organico – ha impedito ad altri precari di maturare i requisiti necessari per diventare RTDb: in pratica, chi non aveva i requisiti nel 2010, è quasi impossibile che li abbia maturati in seguito. In una recente sentenza, il TAR della Toscana ha rigettato il ricorso di un candidato escluso da un concorso per RTDb la cui esperienza triennale post dottorato era stata maturata anche mediante assegni ex 240/10. La sentenza, che ha ricostruito l’iter parlamentare dell’art. 24, ha “assodato che l’idea iniziale del legislatore […] era quella di prevedere come unico accesso al contratto di ricerca di tipo b) la stipula di un contratto di tipo a)” e che il senso dell’emendamento era effettivamente quello di “salvaguardare il precariato “storico” con una previsione destinata a esaurire i propri effetti nel tempo”. Tuttavia, l’assenza di una vera politica di reclutamento ha, di fatto, impedito che tale norma ‘esaurisse i propri effetti nel tempo’, con il risultato di creare una discriminazione fra precari “vecchi” e “nuovi”. Inoltre, il perdurare di questa situazione sta generando un nuovo paradosso: quello di ricercatori precari che, pur in possesso dell’abilitazione per posizioni di professore, sono privi dei requisiti per diventare RTDb. In tempi così avari di opportunità, ci si chiede quale sia lo scopo di simili limitazioni che, pur sensate in una fase transitoria da un sistema di reclutamento a un altro, hanno perso oggi ogni ragion d’essere.
(Fonte: D. Pescarini, Roars 25-02-2014)

Un commento (F. Proietti 25-02-14): L’istituzione di ben due figure precarie – gli RTD di tipo “A” e “B”, diretta conseguenza della messa a esaurimento del ruolo dei Ricercatori, è a mio avviso la scelta più nefasta tra le molte nefaste contenute nella legge 240/2010. Mi chiedo in quale posto del mondo, tra l’altro, esistano due figure professionali distinte tra loro tramite una lettera (“A” e “B”, dove – a complicare le cose, i RTD A sono di serie b e i RTD B sono di serie a). Tutto perché non si è voluto mantenere per i cosiddetti RTD “A” il nome corrispondente a quello che in effetti sono: assegnisti. L’unico motivo plausibile che trovo è che non si è voluto dire chiaro e tondo che, in futuro, tutti gli assegnisti saranno obbligati a insegnare.