Home 2014 14 marzo RICERCA. RICERCATORI. INNOVAZIONE. VALUTAZIONE INVESTIRE NELLA RICERCA DI BASE. L’INCOMPRENSIONE DELLA POLITICA
INVESTIRE NELLA RICERCA DI BASE. L’INCOMPRENSIONE DELLA POLITICA PDF Stampa E-mail

Non è un caso che i Paesi che investono la maggior percentuale del loro PIL in ricerca e sviluppo, oltre ad avere una maggior frazione di scienziati o ingegneri, sono quelli che sono appunto identificati come i leader tecnologici. Il problema dell’investimento nella ricerca di base è che i rendimenti sono ad alto rischio e si hanno generalmente su scale temporali che non sono interessanti per il singolo individuo: ma questo investimento rappresenta una condizione necessaria anche per convertire la crescita esponenziale, non sostenibile in un contesto di risorse finite, in uno sviluppo più in armonia con il pianeta Terra. Perciò è lo Stato che si fa carico di questo investimento, e proprio negli Stati Uniti, il Paese paladino del libero mercato, la ricerca di base è foraggiata dal governo federale per 40 miliardi di dollari l’anno. Dato che nel nostro Paese l’investimento in ricerca è molto più basso sia in termini assoluti sia percentuali rispetto al PIL, il fatto che gli scienziati italiani riescano ancora a essere al livello di quelli americani è un aspetto importante, mai abbastanza riconosciuto. Che fa capire che il problema italiano non sia quello della formazione, della carenza di competenze pratiche da parte degli studenti, ma quello di una classe politica incapace di riconoscere e sfruttare le potenzialità della ricerca di base e cieca di fronte all’elaborazione di qualsiasi politica industriale e di una classe imprenditoriale senza ambizioni e prospettive, che vede nell’università una scuola di formazione professionale a costo zero.
(Fonte: F. Sylos Labini, Roars 21-02-2014)