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GLI ATENEI ITALIANI SUI SOCIAL NETWORK. UNA RICERCA DEL POLITO PDF Stampa E-mail

Per la prima volta a fotografare la presenza sul Web dei nostri atenei è la ricerca #socialUniversity, condotta dal «Centro Nexa su Internet & Società» del Politecnico di Torino. La mappatura, che si è concentrata sulle buone pratiche e sugli aspetti ancora migliorabili, ha rilevato che l’80% delle università ha almeno un account Facebook, il più diffuso dei social network, e il 76% cinguetta su Twitter, sfruttato soprattutto dai grandi atenei. A guidare la carica delle «social università» sono i centri del Nord (è presente il 90% degli atenei), mentre nel Sud la presenza si ferma al 45%. Se per la maggior parte degli istituti l’anno della svolta digitale è stato il 2011, scorrendo il rapporto si scopre che i pionieri sono stati il Politecnico di Torino (su Facebook dal 2008) e l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (su Twitter dal 2009). Un dettaglio importante è scoprire chi gestisce i canali: bene, dietro la maggior parte degli account ci sono le strutture che si occupano della comunicazione esterna degli atenei. Attenzione, spiegano i ricercatori, il fatto che il 7% dei canali Facebook e il 9% dei profili Twitter sia «appaltato» a uffici che seguono esclusivamente la comunicazione social, lascia intravvedere la possibile emersione di figure professionali ad hoc anche all’interno delle università. Ma cosa combinano le facoltà in Rete? Facebook è usato soprattutto per interagire con gli studenti, Twitter funziona invece per la diffusione delle notizie.
Quali sono gli atenei più trasparenti? La ricerca ha rilevato informazioni quantitative sul seguito dei canali social non limitandosi a considerare il dato assoluto, ma - attraverso un incrocio di statistiche - rapportandolo alla popolazione attesa sui social delle diverse università.
A livello assoluto, le prime dieci università per numero di follower sono quasi tutte statali, a causa delle dimensioni, tuttavia nelle classifiche relative alla «popolazione attesa» primeggiano gli istituti privati di medie dimensioni, le università per stranieri e i centri di ricerca. Gli atenei più attivi su Twitter sono l’Università di Scienze gastronomiche, la Scuola superiore di Studi avanzati di Trieste e la Normale di Pisa. Su Facebook, a guidare il gruppo c’è l’Università tematica Pegaso.
Se a livello di presenza ci siamo, per quanto riguarda l’interazione i nostri atenei sono rimandati a settembre. Su Facebook, infatti, il 43% dei canali non permette agli utenti di lasciare messaggi in bacheca. Su Twitter invece, l’analisi degli ultimi 200 tweet per ogni account al 27 ottobre 2013 ha evidenziato come, in media, il 2% siano messaggini di risposta, e come quasi la metà dei profili (il 44%) non ne abbia mai pubblicato nessuno. C’è un altro punto per cui l’Italia è indietro rispetto alle università internazionali: le facoltà straniere in genere usano Twitter per divulgare i risultati della loro ricerca. Noi ancora non lo facciamo.
Ma attenzione, non di soli Facebook e Twitter è fatto il Web: la ricerca di Nexa ha anche rilevato che YouTube è il terzo social network per popolarità tra gli atenei, con il 61% che possiede almeno un account, utilizzato per condividere principalmente estratti di conferenze, materiale promozionale e lezioni. Riguardo alle videolezioni, il 19% è presente su iTunes U di Apple, che permette di distribuire materiale didattico gratuito.
(Fonte: G. Bottero, La Stampa 27-03-2014)