Home 2014 8 aprile PROFESSIONI. LAUREE. OCCUPAZIONE I MASTER E LA PREPARAZIONE PROFESSIONALE
I MASTER E LA PREPARAZIONE PROFESSIONALE PDF Stampa E-mail

Insieme all’inseguimento della preparazione professionale con i corsi di laurea, abbiamo assistito all’introduzione dei master di primo (dopo i tre anni) e di secondo livello (dopo la laurea magistrale). Tuttavia la loro fisionomia normativa non è stata del tutto definita in modo univoco: dovrebbero servire all’avviamento al mondo del lavoro, ma spesso hanno la caratteristica di un ulteriore corso aggiuntivo a quelli universitari, creando ulteriori specializzazioni spesso sconnesse col territorio. E ciò deriva dal fatto che coesistono insieme i master regolati dalle normative nazionali emanate per l’università e i sistemi di alta formazione, e quelli invece organizzati da soggetti privati di diversa natura e qualità.
Abbiamo dunque nell’universo “master” una sorta di polarizzazione tra due realtà: i master universitari e quelli non-universitari, con inevitabili confusioni e possibilità d’inganno. Quelli universitari dovrebbero dare la certezza di una qualità certificata e una serietà nell’organizzazione e nel curriculum che riflette il prestigio e il livello qualitativo delle singole università e dei loro docenti. Tuttavia essi non sempre sono connessi in modo organico al mondo lavorativo e a volte (specie in ambito umanistico) rispondono prevalentemente a esigenze disciplinari interne al mondo accademico; inoltre – a causa di un’assenza di riorganizzazione normativa – si sovrappongono in maniera poco chiara a tutti gli altri titoli che le università rilasciano. Infatti, avendo i master la duplice funzione di “perfezionamento scientifico” e/o di “qualificazione professionale”, in parte si sovrappongono ai corsi di dottorato, a quelli di specializzazione e ai diplomi di perfezionamento di vario tipo che – secondo la normativa italiana – possono essere rilasciati dalle università italiane. Cosicché essi più che distinguersi per le finalità o le figure che formano, finiscono per essere diversi dagli altri titoli solo per le specifiche normative e i regolamenti che li reggono. Di contro i master non universitari sono, nei casi virtuosi, espressione diretta del mondo del lavoro, delle professioni o delle stesse aziende e quindi incanalano i propri studenti verso uno sbocco occupazionale ben definito e che dà una qualche garanzia di “placement”, visto che sono gli stessi interessati che programmano questi master, anche in base alle proprie esigenze occupazionali. Sono ovviamente possibili master universitari che sono organizzati con la partnership di aziende o gruppi di aziende e che quindi dovrebbero presentare il vantaggio delle due tipologie prima descritte; ma questi sono casi fortunati e per lo più gestiti da quelle università specializzate (come la Bocconi) o direttamente legate al mondo produttivo (come la LUISS). Ma anche in questo caso persiste la sopra menzionata sovrapposizione tra questi master e gli altri titoli rilasciati dalle stesse università che li organizzano. Il master, così com’è stato implementato in Italia, appare un’occasione sprecata, in quanto finisce il più delle volte per sovrapporsi senza frutto ai percorsi di laurea, reduplicando una ricerca per la preparazione professionale che nell’università, per quanto si faccia, è sempre difficile conseguire.
(Fonte: F. Coniglione, Roars 22-03-2014)