Home 2014 8 aprile RECLUTAMENTO IL C.D. CONCORSO A FOTOGRAFIA
IL C.D. CONCORSO A FOTOGRAFIA PDF Stampa E-mail

I concorsi dovrebbero essere aperti a tutti i giovani qualificati, ma alcuni professori, con il consenso delle università e del Ministero hanno trovato il modo di riservarli a priori ad alcuni predestinati. Lo strumento è ben noto, si tratta del cosiddetto “concorso a fotografia” per il quale nel bando viene disegnato un “profilo” del futuro vincitore che corrisponde esattamente al profilo scientifico del predestinato, ad esempio corrisponde al titolo e all’argomento della sua tesi di dottorato. Questa pratica furbesca, che consente di prescindere dal merito scientifico dei concorrenti, è talmente ben nota che la legge la proibisce esplicitamente. La Legge 240 del 2010 stabilisce che un eventuale “profilo” può essere specificato “esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari”, per fare un esempio si potrà specificare che il candidato debba essere un esperto di “Probabilità e Statistica Matematica” ma non necessariamente un esperto di “Processi di diffusione negli spazi ultrametrici”. I bandi che non rispettano la legge dovrebbero essere censurati dal Ministero, ma questo non avviene; anzi il Ministero stesso incoraggia questo tipo di bando consentendo la descrizione del profilo nel sito ufficiale del Ministero. La violazione della legge potrebbe essere eliminata attraverso il ricorso di un candidato ai Tribunali Amministrativi, ma i ricorsi costano e nessuno può garantire che il ricorrente che ottenga dal tribunale la cancellazione del “profilo” dal bando, risulti poi vincitore. Complice il Ministero si sta diffondendo quindi una prassi illegale che può portare solo danni al sistema universitario.
(Fonte: A. Figà Talamanca, Roars 21-03-2014)

Un commento di P.Marcati (22-03-14) alla nota di Talamanca:
Certamente la iper specializzazione di alcuni profili concorsuali presenta non solo aspetti di dubbia legalità’ ma anche genera profonde ingiustizie. Bisogna però dire che, non il singolo cattedratico, ma i dipartimenti hanno il diritto di fare scelte di programmazione scientifica. In particolare nelle discipline sperimentali questo poi è essenziale se si vogliono rispettare parametri razionali di economia di scala. Non è pensabile dare un laboratorio individuale a ogni persona, questo non porterebbe a risultati di qualità e comporterebbe uno sperpero di denaro, quindi è necessario creare dei gruppi che possano condividere le stesse attività sperimentali.
Anche in ambiti teorici esiste una necessità che i gruppi di ricerca abbiano un minimo di massa critica per poter fare delle attività significative. Un dipartimento di “singleton”, in cui nessuno è in grado di collaborare con il collega della porta accanto non mi pare auspicabile. Esiste allora un problema di ragionevole equilibrio nel fornire indicazioni con un minimo di specializzazione, che evitino al contempo fotografie individuali.