Home 2014 12 maggio IN EVIDENZA CONTRO IL BLOCCO DEGLI SCATTI STIPENDIALI AI DOCENTI UNIVERSITARI
CONTRO IL BLOCCO DEGLI SCATTI STIPENDIALI AI DOCENTI UNIVERSITARI PDF Stampa E-mail

Care Colleghe e cari Colleghi,
vi ringraziamo per la vostra adesione al documento “sbloccoscatti”, che è stato sottoscritto da oltre 500 docenti. Vi preghiamo, se potete, di pubblicizzare il nostro Documento (che rialleghiamo) all’interno delle vostre università (utilizzando, ove possibile, le mailing list di Ateneo) e/o delle vostre associazioni scientifiche del settore di riferimento.
“Com’è noto, con decreto legge n. 78/2010 il Governo Berlusconi ha introdotto il blocco degli scatti biennali per il personale docente dell’università.
Con lo stesso provvedimento sono stati bloccati gli stipendi dei dipendenti pubblici contrattualizzati, nonché le fasce stipendiali dei ricercatori e dei tecnologi degli enti di ricerca. Ciò nell’ottica di contribuire al contenimento della spesa pubblica.
Va segnalato che per il personale docente universitario, in seguito alla legge Gelmini, andata in vigore quasi contemporaneamente, tali scatti non sono più automatici ma sono assegnati dopo un giudizio di merito cui i docenti sono sottoposti.
Tutti i lavoratori del pubblico impiego hanno accettato con responsabilità tale blocco triennale, per contribuire al risanamento della grave situazione finanziaria del nostro paese, sebbene sia chiaro che, oltre il danno economico finora ricevuto, il blocco negherà anche la maturazione ai fini giuridici, con la conseguenza che alla fine del blocco non si percepirà una retribuzione che terrà conto degli anni passati, ma si ripartirà dai valori del 2010.
Concluso il triennio, non solo il blocco è stato riproposto da parte del governo Letta anche per il 2014, ma, con la nuova Legge di Stabilità del 2014, sono state introdotte altre norme che limitano il riconoscimento dell’anzianità pregressa e che quindi potrebbero danneggiare ulteriormente la carriera economica dei docenti universitari.
In questo clima di responsabilità e sacrifici, recenti sentenze della Corte Costituzionale hanno ritenuto valide le richieste di alcuni settori del pubblico impiego, avanzate in sede Giudiziaria Amministrativa, ribadendo la validità di norme più favorevoli previste già nel provvedimento di origine o da provvedimenti successivi per gli Avvocati e i Procuratori dello Stato, le Forze di Polizia, tutto il personale non contrattualizzato e la Magistratura.
E’ ben nota poi la concessione degli scatti stipendiali per il periodo 2011-2013 al personale della Scuola Media Superiore con decisione del Consiglio dei Ministri del 17 gennaio 2014.
Gli unici che continuano a dare il loro sostegno alla situazione di crisi sono rimasti i dipendenti delle università e il personale contrattualizzato del pubblico impiego: un’altra sentenza della Corte Costituzionale di recente pubblicata ha negato, infatti, la cancellazione del blocco degli scatti stipendiali dei professori Universitari in quanto “congruente con la necessità di risparmi consistenti e immediati”.
Appaiono evidenti la contraddittorietà e l’iniquità dei provvedimenti presi.
È del resto ben nota e inaccettabile la logica di individuare nei settori della cultura e dell’istruzione ambiti in cui poter recuperare risorse operando dissennate riduzioni delle spese e degli investimenti.
E pur con questi magri e irrisori finanziamenti si danno risultati notevoli e servizi ben superiori alle risorse impiegate.
Se è vera la tante volte proclamata attenzione delle forze politiche verso le giovani generazioni, non c’è dubbio cha la formazione debba essere, come già accade in altri Paesi, uno dei capitoli fondamentali di investimento per la ripresa e lo sviluppo dell’Italia. Nel contesto attuale sembra invece che la classe politica punti alla demotivazione e alla perdita di efficienza del personale universitario, con gravi ripercussioni sull’intero percorso formativo dei discenti.
Un primo segno di un’auspicata inversione di tendenza sarebbe intanto la cessazione del blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici contrattualizzati e degli scatti stipendiali per i docenti universitari e per i ricercatori e i tecnologi degli enti di ricerca, già dal 2014. Andrebbe poi recuperato il riconoscimento, almeno ai fini giuridici, del periodo 2011-2013.
I docenti universitari, temendo che il perdurare delle difficoltà economiche possa portare a un ulteriore prolungamento del blocco, annunciano che si faranno promotori di una mobilitazione nazionale del pubblico impiego che individuerà, settore per settore, forme di azione che dimostreranno l’essenzialità dei servizi offerti. In particolare nel settore universitario si segnalano i settori in cui si pensa di intervenire, in caso di prolungamento del blocco:
1) procedura della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR): i docenti universitari non sono disposti né a inserire in rete i propri prodotti di ricerca, come hanno fatto per la VQR appena conclusa, né a essere reclutati quali valutatori;
2) attività istituzionali non retribuite: i docenti universitari non intendono più partecipare ad attività istituzionali per le quali non sono previste retribuzioni o indennità di funzione o gettoni di presenza (commissioni didattiche, commissioni di ricerca, giunte dipartimentali, commissioni per la biblioteca, commissioni stages, attività di tutorato, rappresentanze in centri universitari, viaggi di studio, ecc.);
3) esami e tesi di laurea: i docenti non intenderebbero creare problemi all’utenza studentesca, ma, come ultima ratio, si studieranno e si concorderanno con le associazioni sindacali azioni anche in questi settori”.
(Fonte: Un gruppo di docenti Universitari di Roma Tre)
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