Home 2014 23 giugno IN EVIDENZA ABOLIRE I CONCORSI PER I DOCENTI UNIVERSITARI?
ABOLIRE I CONCORSI PER I DOCENTI UNIVERSITARI? PDF Stampa E-mail

L’abolizione dei concorsi richiederebbe di far uscire il personale docente universitario dalla Pubblica Amministrazione, assoggettando il suo rapporto di lavoro alla normativa di diritto privato. Si tratta di una scelta gravida di conseguenze, che i discorsi di questi giorni lasciano, in parte intenzionalmente, nell’ombra. Si succedono in questi giorni le dichiarazioni con cui sia il ministro Giannini sia, sulle sue orme, il presidente del CUN, Andrea Lenzi, e Dario Braga, invocano l’abolizione dei concorsi per i docenti universitari, a favore di una valutazione ex post dell’operato dei reclutati. I policy maker prevedono un’abilitazione semplificata e chiamate libere da pastoie concorsuali. Semplificare l’ASN andrebbe benissimo. Il punto è cosa s’intenda con “semplificata”: la concessione a pioggia del titolo? Di che titolo? Una normale patente, non certo per guidare una Ferrari, Giannini dixit. Siccome, dunque, i concorsi non funzionano, concediamo libertà di chiamata su bacini di abilitati a pioggia, affidandoci alla foglia di fico della “valutazione ex post”. Allo stato attuale, una valutazione negativa ex post colpirebbe l’Ateneo e solo in modo limitato il singolo. Come dire, paga Pantalone: se si assume un soggetto poi valutato negativamente, non sarà lui a subire conseguenze, ma l’ateneo, il dipartimento e così via. Siamo davvero sicuri che sanzioni irrogate alle strutture costituiscano un freno sufficiente a impedire il reclutamento di soggetti di scarsa qualità?
Come afferma una costante giurisprudenza costituzionale, le amministrazioni pubbliche per la provvista del proprio personale devono, infatti, in via ordinaria, ricorrere al pubblico concorso, in base a quanto chiedono gli artt. 3, 51 e 97 della Costituzione. Sempre secondo la giurisprudenza costituzionale, il concorso pubblico consiste non in una generica selezione, ma in una selezione che rispetti determinate condizioni. Innanzi tutto, la natura comparativa della procedura e la sua idoneità ad accertare il possesso delle competenze necessarie a esercitare le funzioni corrispondenti allo specifico ruolo che si va a ricoprire. Della fuoriuscita dei docenti dal personale pubblico non contrattualizzato si è a lungo parlato nel passato. Una tesi che assomiglia a un fiume carsico che appare e scompare. È questa tesi che è riproposta, dietro il velo della popolare “abolizione dei concorsi” o si pensa ad altre soluzioni, compatibili con il quadro costituzionale e con la giurisprudenza costituzionale? Oppure si vuole fare uscire tout court le università dal novero delle pubbliche amministrazioni? Tutto questo prefigura un sistema che in Italia mai è stato sperimentato e le cui prime sperimentazioni in altri ambiti (la dirigenza pubblica) hanno dato esiti nefasti. Forse sarebbe bene riflettere prima di prendere decisioni affrettate.
(Fonte: Redazione Roars 19-05-2014)
Un commento di teo: La legge Gelmini, nella parte in cui consente concorsi riservati ex art. 24 a favore dei RTI e dei PA è, a mio giudizio, già incostituzionale, perché il concorso ex art. 97 Cost. è quello aperto. L’abolizione totale dei concorsi per il reclutamento dei professori universitari sarebbe di palese incostituzionalità, salvo che, com’è stato già notato, le università non cessassero di essere pubbliche amministrazioni, trasformandosi in fondazioni realmente autonome anche sul piano finanziario. Insomma, tutte libere università e nessuna università statale. Tutto può succedere, ma mi pare improbabile.