Home 2014 23 giugno AVA SECONDO ROARS AVA NON VALUTA IL VERO OBIETTIVO DELLA FORMAZIONE
AVA NON VALUTA IL VERO OBIETTIVO DELLA FORMAZIONE PDF Stampa E-mail

L’operazione AVA (AUTOVALUTAZIONE, VALUTAZIONE PERIODICA, ACCREDITAMENTO), con annessi e connessi, valuta il mezzo e non il fine. Essa ha generato un complesso impianto burocratico per la valutazione di documenti, strutture organizzative, aule, locali, strumenti. Non si valuta invece il vero obiettivo dell’attività formativa universitaria: ovvero cosa fanno o faranno nella vita i laureati. Quest’aspetto è sì presente nella complessa architettura dei requisiti QA dell’AVA, ma si basa su dati incerti, non rappresentativi e poco utilizzabili.
Per una valutazione seria, semplice e oggettiva dell’attività didattica degli Atenei, a costo praticamente zero, basterebbe fare una cosa semplice: andare a vedere cosa fanno i laureati di ogni Ateneo, se lavorano o non lavorano, se sono rimasti in Italia o se sono emigrati all’estero per disperazione, quanto guadagnano o, meglio, quanto dichiarano. Per fare tutto questo basterebbe aggregare, per Ateneo e per classe di laurea, le dichiarazioni dei redditi dei laureati per esempio degli ultimi 10 anni. Ovviamente i confronti devono essere fatti per classe di laurea: i medici con i medici, i giuristi con i giuristi, gli ingegneri con gli ingegneri, un po’ come si è fatto con la VQR per la ricerca. I dati necessari sono già in possesso del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e, per di più, sono già informatizzati, senza bisogno del CINECA. Basterebbero dieci righe di codice per dotare il Paese del più formidabile e completo sistema di valutazione della formazione universitaria al mondo, senza bisogno di ANVUR, AVA, SUA, AQ, AP, CEV. Forse non ci sarebbe bisogno nemmeno del MIUR che, tra l’altro, è, di fatto, diventato negli ultimi anni poco più di una succursale del MEF.
(Fonte: N. Casagli, Roars 22-05-2014)