Home 2014 23 giugno DOCENTI. FORMAZIONE. CORSI DI STUDIO CONTRO IL BLOCCO STIPENDI I DOCENTI UNIVERSITARI RICORRONO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO
CONTRO IL BLOCCO STIPENDI I DOCENTI UNIVERSITARI RICORRONO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO PDF Stampa E-mail

Dopo i rappresentanti delle forze armate, anche i professori e i ricercatori universitari ricorrono alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro il blocco totale degli stipendi nel 2011-2014. Di tale blocco, spiegano a Radiocor i legali che hanno presentato il ricorso, Andrea Saccucci, Pasquale De Sena e Guerino Fares, il personale accademico e' stato vittima al pari di tutti gli altri dipendenti pubblici non contrattualizzati, con la sola eccezione dei magistrati e delle categorie equiparate, che continuano a fruire di tutti gli automatismi grazie ad una pronuncia della Corte costituzionale in nome dei principi di non discriminazione e di indipendenza dei giudici. I legali hanno denunciato alla Corte di Strasburgo la violazione del diritto al rispetto dei beni e del divieto di discriminazione a seguito del blocco. Come spiega Saccucci, professore di diritto internazionale alla II Universita' di Napoli, “e' assurdo e irragionevole che un professore che abbia conseguito uno scatto nel 2011 debba subire una sostanziale decurtazione del proprio trattamento retributivo, mentre il collega che ha conseguito il medesimo scatto nel 2010 (magari soltanto qualche giorno prima) sia totalmente esentato dalle misure straordinarie finalizzate al contenimento della spesa pubblica”. Cosi' come e' assurdo e irragionevole, prosegue Saccucci, "che gli effetti del blocco retributivo siano permanenti, dando essi luogo ad una vera e propria 'sterilizzazione' delle anzianita' che va ben oltre le contingenti esigenze di bilancio e pesa su tutta la vita lavorativa del personale universitario che li subisce, anche con riguardo alla contribuzione previdenziale e all'indennita' di buonuscita”. Molti professori e ricercatori universitari si erano gia' rivolti ai Tar ottenendo un rinvio degli atti alla Corte costituzionale che ha ritenuto legittime le norme in questione. La Corte di Strasburgo e' ora chiamata a dire l'ultima parola sulla vicenda.
(Fonte: Il Sole 24 Ore Radiocor - Roma, 19-06-2014)