Home 2014 23 giugno PROFESSIONI. LAUREE. OCCUPAZIONE MEDICINA. DIFFERENZE CON LA FRANCIA ANCHE DOPO LA LAUREA
MEDICINA. DIFFERENZE CON LA FRANCIA ANCHE DOPO LA LAUREA PDF Stampa E-mail

Il nodo reale non è nell'accesso; l'accesso a una facoltà rappresenta comunque un imbuto. Il vero problema è che non esiste programmazione. In Francia, l'accesso è regolato da un difficilissimo esame che avviene dopo un anno di Scuola universitaria. Da noi potrebbe avvenire dopo difficilissimi quiz o dopo un anno secondo le nuove direttive. La differenza sta nel «dopo». In Francia chi entra a Medicina sa che studiando e frequentando, e non perdendosi, può guadagnare la laurea, e poi ha diritto a una specializzazione, perché il numero degli iscritti corrisponde a quello totale degli specializzandi. E ovvio che il più meritevole decide dove andare, ma anche l'ultimo ha diritto al suo posto di specializzazione. E non è fínita qui. Dopo la specializzazione, al giovane viene assicurato un posto o in ospedale o all'università, perché il suo percorso era stato programmato. In Italia tutto questo non avviene. Viviamo in un paese strano, in cui si dà importanza alle modalità di accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ma non ci si preoccupa di quello che sarà dopo 6 anni un laureato. La scelta della specializzazione è ancora più selettiva, e sono in pochi a raggiungere l'obiettivo preposto, e quei pochi che accedono alla specializzazione, non hanno futuro... I giovani che hanno frequentato per 6 anni sale operatorie o sale riunioni, che hanno studiato e hanno cercato di formarsi guadagnando 1900 euro al mese, da un glomo all'altro si ritrovano soli e abbandonati al loro destino. Sono anni che non si bandiscono concorsi soprattutto al Centro-Sud. Sono anni che vedo questi giovani perdersi nelle guardie notturne in Case di Cura periferiche o in Pronto soccorso dove - se gli va bene - guadagnano qualcosa per vivere. E la loro formazione viene tarpata nel periodo più critico. Tra l'altro mi sembra anche contraddittorio l'atteggiamento dello Stato: investe pagando i giovani in formazione, e, poi non si preoccupa del loro futuro perdendo anche, economicamente, i soldi investiti nella specializzazione.
(Fonte: F. Corcione, Il Mattino 06-06-2014)