Home 2014 1 agosto ATENEI. IT UNINA. CRITICHE DA UN EMERITO
UNINA. CRITICHE DA UN EMERITO PDF Stampa E-mail

E’ sempre la solita manfrina: le cose vanno male nelle università, a detta dei due neo-rettori della Federico II e della SUN napoletane, perché non ci sono soldi a sufficienza. Evidentemente a loro giudizio è per carenza di fondi che anni fa alla Federico II si laureò ordinario un docente che nel triennio di «straordinariato», su cui si era espresso giudizio favorevole, era in aspettativa, perché parlamentare. Cioè ufficialmente dispensato da ogni attività accademica. Ancora: è per carenza di fondi che si è nominato direttore generale del policlinico della Federico II l’ex preside della facoltà, prossimo al pensionamento, con buona pace della reciproca autonomia, pur nel rispetto delle rispettive competenze, che azienda policlinico e corpo docente dovrebbero avere.
Ancora: è per carenza di fondi che da 60 anni la scuola medica della SUN non si sa dove stia, priva com’è di una precisa identità strutturale. Conseguenza anche di una lotta scatenatasi nei primi anni ‘70 in seno alla allora unica scuola di medicina napoletana tra antagonistiche «lobby» accademiche! Ed è sempre per carenza di fondi che i due policlinici universitari napoletani brillano per assenza di pronto soccorso.
I rettori napoletani riferiscono alla crisi della città effettivamente tremenda, innanzi tutto sul piano civico, il complessivo non buono stato di salute delle università partenopee. Riflettano sull’altra verità: che le università a Napoli non sono certo un modello di autonomia gestionale che possa servire da buon esempio per la città. Quando Luigi Berlinguer introdusse il sistema delle lauree brevi e di quelle magistrali, nella scuola medica della Federico II si passò da un anno all’altro da 2 a 18 corsi laurea. Con lo stesso corpo docente. Delle due l’una: o prima il numero dei docenti era considerevolmente sproporzionato agli effettivi carichi didattici o si crearono non dei corsi di laurea, ma dei gusci vuoti! Via: si taccia, almeno.
(Fonte: G. Mazzanca, La Stampa 04-07-2014)