Home 2014 15 settenbre IN EVIDENZA RETRIBUZIONI. CHI PAGA IL CONGELAMENTO DEI CONTRATTI NEL PUBBLICO IMPIEGO
RETRIBUZIONI. CHI PAGA IL CONGELAMENTO DEI CONTRATTI NEL PUBBLICO IMPIEGO PDF Stampa E-mail

Il congelamento dei contratti è storia che va avanti ormai da una decade – dalle manovre “lacrime e sangue” di Giulio Tremonti (anno 2010) – e ha permesso finora allo Stato di risparmiare circa 12 miliardi di euro (stime della Ragioneria) grazie alle proroghe di volta in volta approvate. Quella annunciata ieri per il 2015 ne vale altri 2-3. A dicembre scorso, la legge di stabilità targata Letta-Saccomanni aveva confermato anche per il 2014 il blocco dei rinnovi contrattuali e degli stipendi individuali compreso il comparto sanitario. A queste si aggiungeva un’ulteriore diluizione dei tempi per incassare le buonuscite (il Tfr), con importi erogati in più tranche e più piccole. Cosa cambia? Che nel frattempo i soldi tenuti in caldo dallo Stato non si rivalutano, e questo comporta una perdita per il dipendente fino al 6-7 per cento del totale, e che solo la deflazione (i prezzi che scendono) può rendere meno dolorosa. Il risparmio dello Stato fa da contraltare al salasso pagato dagli statali. A fronte di una retribuzione pro capite di 34.576 euro, secondo la Cgil il mancato adeguamento dei contratti è costato in media ai lavoratori pubblici 4.800 euro, 600 dei quali solo per il 2015. Calcoli generosi se si considera che la Uil e il sindacato di base stimano una perdita media di 3000 euro l’anno. Secondo il Sole 24 Ore,gli insegnanti hanno perso 3.300 euro, i docenti universitari 9.500 (4.598 i ricercatori) e i medici 7.500. Questo se si parla di impiegati. Ma l’austerità è costata anche ai dirigenti, da quelli di prima fascia della presidenza del Consiglio (11.661 euro) a quelli degli Enti non economici (21.203 euro). Soldi che non torneranno mai più, e che ovviamente avranno un riflesso negativo anche sulla condizione previdenziale (con minori contributi versati e quindi, pensioni più basse). Negli ultimi cinque anni le buste paga sono rimaste praticamente ferme grazie al congelamento delle retribuzioni individuali, con alcune eccezioni (Regioni autonome e magistratura).
(Fonte: C. Di Foggia, FQ 04-09-2014)