Home 2014 15 settenbre IN EVIDENZA UNIVERSITÀ. IN SINTESI IL RAPPORTO OCSE 2014 “EDUCATION AT A GLANCE”
UNIVERSITÀ. IN SINTESI IL RAPPORTO OCSE 2014 “EDUCATION AT A GLANCE” PDF Stampa E-mail

L'occasione per un confronto internazionale sullo stato dell'istruzione è fornita dal consueto rapporto annuale dell’Ocse, presentato il 9 settembre. Si tratta di "Education at a Glance 2014" che raccoglie i dati su 34 nazioni sviluppate con un sistema di governo democratico e un'economia di mercato. Un ritratto con luci e ombre per l’Italia. Di seguito in sintesi i dati del rapporto relativi all’università.

Spesa pubblica per l’istruzione. Tra i 34 Paesi esaminati, l'Italia è l'unico Paese che ha registrato una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011 ed è l'unico Paese dov'è stata registrata la riduzione più cospicua del volume degli investimenti pubblici: il 5%. L'Italia dedica a scuola e università una spesa totale pari al 5% del Pil (dati 2011), e ciò ci colloca al quintultimo posto della classifica stilata dall'Ocse.
Con l'avvento della crisi, proprio nel momento in cui tutti gli altri Paesi hanno investito sulla conoscenza (+25% la Germania, +41% la Finlandia, tra i paesi Ocse la media è del 38%), il nostro paese ha tagliato la spesa del 3%. Si investe appena il 9% rispetto al 13% dei Paesi Ocse e al 12% dei 21 Paesi Ue. Tra il 1995 e il 2011 la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria è diminuita del 4%. Se nell'insieme la spesa per studente della scuola dell'infanzia e primaria è in linea con la media Ocse (8.448 dollari contro 8.296), quella per studente della secondaria è inferiore del 7% (8.585 dollari contro 9.280), e per gli studenti universitari è addirittura del 28% più bassa (9.990 dollari contro i 13.958 della media dei Paesi industrializzati).

Iscrizioni all’università. Solo il 47% dei 18enni si avvia a iscriversi a un ateneo, contro il 51% del 2008, allargando quindi le distanze sia rispetto alla media Ocse che ai 20 Paesi del G20, dove il tasso di iscrizione è del 58%.

Diplomi e Lauree (Tabella A1.3). La percentuale di 25-34enni con istruzione terziariasupera il 39% nella maggior parte dei Paesi Ocse, mentre tra i 55-64enni ciò accade soltanto in Canada, Israele, Federazione Russa e USA. In Brasile soltanto il 14% dei 25-34enni ha un’istruzione terziaria e meno del 14% dei 55-64enni la possiede in Brasile, Cile, Repubblica Ceca, Italia, Messico, Polonia, Portogallo e Turchia. Nonostante la riduzione degli iscritti all'università, il livello di istruzione in Italia è complessivamente aumentato (è cresciuta la percentuale di laureati di 25-34 anni, soprattutto tra le donne). Ma la percentuale dei senza diploma (28%) è la terza più alta dell’Ocse, dopo Portogallo e Spagna, e resta molto al di sopra del 17,4% della media Ocse. Il tasso dei laureati, pur essendo salito dall'11% al 22%, è invece il quartultimo tra i Paesi presi in considerazione (34esimo su 37). In Italia vi sono anche differenze regionali: i 30-34enni che completano un’istruzione terziaria (anno 2011) variano dal 15% in Campania al 27% in Puglia (dati Eurostat). Il punteggio medio in matematica di un laureato italiano tra i nostri adulti (289 punti) è lo stesso di un diplomato coetaneo di scuola superiore finlandese (292), olandese o giapponese (286).

Differenze di genere. Segnali di miglioramento arrivano invece sulle differenze di genere: da noi il divario tra laureati maschi e femmine è inferiore rispetto ad altri Paesi. Per esempio, il 40% delle nuove lauree in ingegneria è stato conseguito da donne (in Germania sono solo il 22%).

Dottorato di ricerca (Secondo il rapporto Ocse “Doctoral graduates are those who have obtained the highest level of formal education, and typically include researchers who hold a Ph.D”). In base a dati del 2012, l’1,6% in media dei giovani nei Paesi Ocse avrà conseguito il dottorato di ricerca in confronto all’1% del 2000. I Paesi con il più alto tasso di dottorati sono la Repubblica Ceca, la Danimarca, l’Irlanda, l’Italia, la Nuova Zelanda, la Repubblica Slovacca e la Gran Bretagna, Paesi dove il numero di dottori di ricerca è aumentato almeno dell’1% fra il 2000 e il 2012. Sebbene il tasso di dottori di ricerca tra le le donne sia inferiore (1,5%) rispetto a quello dei maschi (1,7%), in numerosi Paesi la proporzione di donne che ottengono il dottorato è maggiore di quella dei maschi. In Finlandia, Italia, Latvia, Portogallo e USA la prevalenza rispetto ai maschi delle donne dottori di ricerca e dello 0,2%.
(Fonte: http://www.oecd.org/edu/Education-at-a-Glance-2014.pdf 09-09-2014)