Home 2014 15 settenbre FORMAZIONE. OCCUPAZIONE FORMAZIONE PROFESSIONALE. MANCA UN SISTEMA UNITARIAMENTE STRUTTURATO E ORGANIZZATO
FORMAZIONE PROFESSIONALE. MANCA UN SISTEMA UNITARIAMENTE STRUTTURATO E ORGANIZZATO PDF Stampa E-mail

In Italia, stando all’analisi di G. Ballarino e D. Checchi, nn. I-III/2013 della “Rivista di Politica Economica”, non esiste nulla che possa essere confrontato con il sistema duale tedesco; non esiste un sistema di formazione professionale unitariamente strutturato e organizzato. Ne esistono tre: il sistema degli istituti tecnici, quello degli istituti professionali e quello della formazione professionale. I tre sistemi sono cresciuti in modo disorganizzato. All’inizio dello scorso decennio è stato messo a punto un progetto di riforma, ma le resistenze del mondo della scuola e le contrapposizioni di origine ideologica - politica e anche quelle tra governo e regioni hanno impedito che la riforma fosse portata a compimento, col risultato che gran parte della formazione professionale risulta ora affidata alle regioni, che hanno organizzato i corsi secondo criteri diversi; in tal modo, secondo Ballerino e Checchi, con riferimento alla formazione professionale “sembra esserci più variazione tra regioni in Italia, dove la repubblica è ‘una e indivisibile’, che in Germania, dove la repubblica è federale”. Questa situazione e il suo perdurare sono destinati a creare non pochi ostacoli sulla via dell’acquisizione ai titoli professionali di un valore occupazionale del tipo di quello garantito dal sistema duale istituzionalizzato in Germania. In Italia, le riforme del mercato del lavoro (riforme Treu e Biagi) hanno incentivato le imprese a privilegiare la “flessibilizzazione esterna”, col ricorso a rapporti di lavoro di nuova istituzione, che ha disincentivato l’investimento delle imprese nella forza lavoro giovane, senza alcun risultato di rilievo sul piano della produttività, in quanto le stesse imprese hanno trovato conveniente percorrere la “scorciatoia” del contenimento al ribasso del costo del lavoro. Ciò è accaduto perché in Italia il rapporto tra sistema dell’istruzione professionale e mondo del lavoro, e in particolare il completamento dell’apprendistato dei giovani all’interno delle imprese, sono sempre stati affidati all’iniziativa individuale, o tutt’al più a quella locale, mai all’iniziativa statale concertata con le organizzazioni datoriali e sindacali. Anche a livello di istruzione terziaria, il rapporto tra Università e mondo del lavoro è stato del tutto trascurato ed assegnato all’iniziativa periferica delle singole Università. Nel complesso, in Italia, le riforme del sistema educativo e formativo sono state bloccate dall’eccesso di conflittualità ideologica del sistema politico; è stata persa così l’opportunità che il possibile Processo-Bologna avviato anche in Italia servisse a razionalizzare il mercato del lavoro e ad approfondire i rapporti tra scuola e sistema economico.
(Fonte: G. Sabattini, www.avantionline.it 08-09-2014)