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RICERCA. SITUAZIONE CRITICA DEGLI INVESTIMENTI NEL SUD EUROPA PDF Stampa E-mail

La dinamica della crisi ha messo in luce un vero circolo vizioso: l’austerità non ha fatto altro che accentuare divergenze strutturali tra le economie dell’eurozona, che a loro volta precedono perfino l’introduzione della moneta unica. I differenziali di crescita tra paesi europei sono, infatti, chiara espressione di un’area fortemente disomogenea sotto il profilo delle strutture produttive e della loro capacità di generare reddito e occupazione. Tali differenziali sono in misura significativa riconducibili alla dinamica della produttività, che dipende sempre più dalla capacità di sviluppo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche e di innovazione del sistema produttivo da parte di ciascun paese. In tal senso si rileva uno scarto positivo e netto tra le economie del centro e nord Europa – sia di grande sia di piccola dimensione – e quelle dell’area mediterranea (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo), associato alla diversa consistenza degli investimenti in ricerca e sviluppo in rapporto al PIL, e più in generale alla diversa capacità dei “sistemi nazionali di innovazione” di attivare un circuito virtuoso tra crescita del bacino delle conoscenze scientifiche e tecnologiche e crescita del potenziale d’innovazione del sistema produttivo. Nello specifico, la bassa intensità degli investimenti in ricerca e sviluppo sul PIL nei paesi del sud Europa risulta particolarmente critica se rapportata alla sola componente industriale (BERD, Business Enterprise Research and Development), né il distacco rispetto ai paesi del nord si è ridotto significativamente nel corso del tempo. Ciò traduce una situazione di sostanziale stallo dell’area sud europea: la bassa intensità di spese in ricerca attribuibili all’industria, è, infatti, la dimostrazione più evidente della presenza del tutto marginale nel tessuto produttivo di settori avanzati, nei quali è più elevata la propensione all’investimento in ricerca. Questa marginalità dei settori avanzati implica a sua volta una crescente marginalità dei paesi del sud Europa nei mercati internazionali – essendo aumentata globalmente la domanda di prodotti “ad alta intensità di conoscenza” – con una perdita complessiva di competitività che ne condiziona il potenziale di sviluppo economico.
(Fonte: D. Palma, Science and Society di Aspenia online 30-08-2014)