Home 2014 15 settenbre RIFORMA UNIVERSITARIA QUALCUNO SOGNA LA RIFORMA UNIVERSITARIA IN UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
QUALCUNO SOGNA LA RIFORMA UNIVERSITARIA IN UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE PDF Stampa E-mail

Le nuove disposizioni del Governo sul reclutamento nelle Università prevedono che, per ogni professore collocato a riposo, siano riassegnate le risorse per cinque ricercatori.
I punti-organico sono stati dichiarati fuori legge nel 2018 con l'introduzione delle nuove norme anti-riciclaggio.
La legge n.240/2010 (legge Gelmini) è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta già nel 2020 (fino a un recente passato ci volevano almeno 10 anni per accorgersi che una legge era incostituzionale). Il Governo e il Parlamento hanno preso la saggia decisione di non sostituirla con un'altra riforma.
Le Università hanno di conseguenza adottato Statuti logici e comprensibili e possono esercitare in piena autonomia le loro attività istituzionali di ricerca e di formazione superiore, come previsto dall'Art.33 della Costituzione.
I sistemi di valutazione dell'Università non esistono più: da anni ormai tutti si erano resi conto che costavano troppo e servivano a poco.
I controlli pervasivi ex ante e le norme assurde e vessatorie sono solo un lontano ricordo. E' stato introdotto il semplice concetto di "responsabilità" e tutto si è magicamente risolto.
I corsi universitari sono annuali, con una verifica intermedia a gennaio e con tutti gli esami a giugno. A settembre è prevista una sola sessione di esami recupero. In questo modo si è posto fine alla proliferazione degli appelli di esame, con conseguente azzeramento dei fuori corso e degli abbandoni dei corsi di studio.
A seguito della controversa introduzione, nel lontano 2016, da parte del CONSIP, di costosissimi misuratori del tempo tarati in CFU da appendere obbligatoriamente al collo dei docenti, tutte le Università italiane sono da diversi anni tornate a misurare il tempo in ore e a utilizzare allo scopo dei comuni orologi.
E' severamente vietato a tutta la PA, e in particolare alle Università statali, predisporre moduli che richiedono dati e informazioni già in possesso delle stesse amministrazioni o comunque inutili.
(Fonte: N. Casagli, http://wp.me/p1WBc2-9X7 27-08-2014)