Home 2014 20 ottobre ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE. ADOTTARE UN MODELLO SUL TIPO DELLA QUALIFICATION FRANCESE
ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE. ADOTTARE UN MODELLO SUL TIPO DELLA QUALIFICATION FRANCESE PDF Stampa E-mail

Così com'è concepita l'Abilitazione scientifica nazionale non funziona, e deve lasciar posto a un sistema diverso. Non è possibile affidare a un unico direttorio - del quale abbiamo peraltro visto i labili criteri di composizione - il potere di decidere sul futuro destino di intere aree di ricerca. Per quanto mi riguarda, almeno per gli studi umanistici riterrei meno dispendioso, meno traumatico e più efficace un modello sul tipo della qualification francese: in cui il candidato (in possesso del titolo di dottorato o di abilitazione a dirigere la ricerca, a seconda del grado a cui aspira) presenta a un'apposita commissione del Cnu un dossier che contiene anche una scelta delle proprie pubblicazioni. Esse vengono lette da due rapporteurs, scelti in quanto competenti sulle specifiche ricerche del candidato - e non perché appartengono burocraticamente a un determinato settore scientifico-disciplinare, superano una certa mediana aritmetica (oltretutto bassa) e sono stati estratti a sorte. Questi rapporteurs, dopo aver letto le pubblicazioni presentate dal candidato, formulano poi un giudizio e lo presentano a una commissione allargata, che decide.
Nonostante tutto, ritengo però che la vera decisione da prendere non riguardi l'adottare o meno parametri di carattere «oggettivo» nella valutazione della ricerca, problema di cui oggi soprattutto si discute. Questi meccanismi di valutazione potremo decidere di abolirli, come molti auspicano, oppure di mantenerli, emendandone almeno i difetti più grossolani — tanto per cominciare assegnando almeno alle riviste un punteggio omogeneo e valido per tutte le aree di competenza umanistica, e non solo per alcune. Anche se adottassimo questo modello, però, resterebbe il problema che ritengo fondamentale: non oggettivo ma, prima di tutto, soggettivo, cioè nostro, di tutti noi, e della diversa consapevolezza che dovremmo assumere nell'operare la valutazione dei futuri professori, nel campo degli studi umanistici, all'interno della nostra università.
(Fonte: M. Bettini, Il Mulino 5/2014)