Home 2014 20 ottobre CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI. AFFINCHÉ L'ANALISI COMPARATIVA ABBIA SENSO DEVE AVVENIRE TRA SITUAZIONI COMPARABILI
CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI. AFFINCHÉ L'ANALISI COMPARATIVA ABBIA SENSO DEVE AVVENIRE TRA SITUAZIONI COMPARABILI PDF Stampa E-mail

I ranking sono il risultato di parametrazioni che coprono cose estremamente diverse, "medie improprie". Questo vale anche per le componenti "reputazionali". Non esiste una "università tipo". Se l'università ha una caratteristica - che è nel nome - è proprio la diversità. La diversità è il paradigma del mondo universitario, sia che si guardi alla ricerca sia che si guardi all'insegnamento. Abbiamo università con 80mila studenti e altre con 800. Abbiamo università con la facoltà di medicina e altre senza; università con le ingegnerie e poi abbiamo i politecnici.
All'interno di queste diversità, coesistono corsi di base con centinaia di studenti e corsi specialistici con poche unità, convivono ricerche che richiedono gruppi numerosi e numerosi milioni di euro e ricerche che richiedono principalmente il tempo per farle. C'è chi insegna fermandosi davanti al letto di un paziente e chi per insegnare deve portare gli studenti in uno scavo archeologico o sulla bocca di un vulcano. E tutto questo è diversamente mescolato da università a università. I ranking delle università comprimono la diversità in una tabella di excel. Perché l'analisi comparativa abbia senso occorre che avvenga tra situazioni comparabili. E sicuramente il nostro sistema universitario non è facilmente comparabile con altri. Forse gli unici veri utenti dei "ranking" dovrebbero essere il Parlamento e il Governo. Lì ci si dovrebbe chiedere come mai le università "migliori" (notate l'uso delle virgolette) si trovano in Paesi dove i sistemi universitari funzionano in altro modo, con meno lacci e lacciuoli, e tante risorse in più, con meccanismi di selezione del personale meno cervellotici, con rapporti tra studenti e percorsi formativi di altro genere eccetera, con ben altri livelli di mobilità interuniversitaria e università-imprese. Questa sarebbe materia della quale discutere a livello politico e di Conferenza dei rettori. Potrebbe/dovrebbe portare ad atti conseguenti interessanti. Se non ammoderniamo il nostro sistema formativo, il resto serve a poco.
(Fonte: D. Braga, IlSole24Ore 22-09-2014)