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RICERCATORI. TROPPO POCHI CONTRATTI DI TIPO B PDF Stampa E-mail

Per 150 ricercatori dell’Università La Sapienza i contratti a tempo determinato sono in scadenza. Molti hanno seguito importanti progetti di ricerca, la maggioranza di area scientifica e tecnologica ma provengono da tutte le aree, anche umanistiche e sociali. Saranno cancellati tout court perché la legge Gelmini, che ha riformato la precedente legge Moratti, ha fatto diventare i ricercatori universitari definitivamente una figura a tempo determinato, formulata in due tipi di contratti. La prima è il ricercatore di tipo A di durata triennale (con la possibilità di una proroga di 2 anni se i fondi lo consentono), alla fine dei quali non è previsto nessun altro tipo di contratto. Poi ci sono i ricercatori di tipo B, di durata triennale (con biennio di proroga se il finanziamento lo consente) alla fine dei quali, se il candidato ha ottenuto l’Abilitazione Scientifica Nazionale può essere chiamato come professore associato. Ma se l’intenzione del legislatore era di “vincolare” il contratto di tipo B a chi avesse già svolto i tre anni di tipo A, nei fatti il mancato impegno di finanziamenti per permettere questo percorso ha praticamente disgiunto il primo tipo di contratto dal secondo. Dal 2010 al 2014, in tutta Italia, sono stati stipulati circa 3.000 contratti di tipo A a fronte di soli 146 posti di tipo B. Questo scenario ha di fatto chiuso l’accesso ai ruoli universitari stabili, obbligando invece più di 3.000 persone a svolgere gran parte dell’attività didattica e di ricerca degli atenei in questo modo precario.
(Fonte:
http://tinyurl.com/k3cq2bg 24-09-2014)