Home 2014 18 novembre RICERCA. RICERCATORI È L’AUTUNNO CALDO DELLA RICERCA
È L’AUTUNNO CALDO DELLA RICERCA PDF Stampa E-mail

L’Europa è in crisi, ma forse quello che non era stato finora abbastanza chiaro è che a essere in crisi – profonda crisi – è il cuore pulsante della sua promessa di sviluppo: la Ricerca. Sappiamo anche che le condizioni della ricerca europea sono molto differenziate, con una netta contrapposizione tra i Paesi del centro e del sud dell’area, con quote di investimento sul PIL che variano tra il 3% (e talvolta lo superano) e poco più dell’1%. Ma le strette finanziarie imposte ai governi hanno creato un’ulteriore frattura e reso nel complesso molto più asfittico tutto il finanziamento a questa attività. Se ne è accorta molto bene la Francia, che ha voluto così lanciare l’allarme, con l’ambizione di contagiare l’opinione pubblica europea e creare un movimento di pressione per sollecitare un’inversione di tendenza. È l’autunno caldo della ricerca, che è iniziato con una grande manifestazione – quella della Francia, appunto – originale e d’effetto: dal 27 settembre al 18 ottobre i ricercatori dell’Università di Montpellier si sono cimentati in una maratona ciclistica con destinazione Parigi, per chiedere che sia almeno triplicato l’investimento nella ricerca di base. La risposta europea al richiamo dei francesi non ha tardato a farsi sentire. Nasce, infatti, quasi in parallelo, il manifesto promosso da nove ricercatori europei che denuncia, in modo forte e chiaro, lo stato di abbandono in cui versa la ricerca del vecchio continente, a cominciare dal titolo: Hanno scelto l’ignoranza. “Hanno scelto l’ignoranza” è anche il “mantra” che attraversa l’intero manifesto e che scandisce ogni singolo importante passaggio di un messaggio complesso. Quello che la ricerca è il fondamento di un nuovo modello di sviluppo basato sulla conoscenza; che il suo finanziamento non può seguire i cicli politici; che a lungo termine, l’investimento sostenibile in R&S è fondamentale perché la scienza è una gara sulla lunga distanza; che alcuni dei suoi frutti potrebbero essere raccolti ora, ma altri possono richiedere generazioni per maturare; che, se non seminiamo oggi, i nostri figli non potranno avere gli strumenti per affrontare le sfide di domani.
(Fonte: D. Palma,
http://tinyurl.com/oh52utf 12-11-2014)