Home 2014 18 novembre VARIE LA VALUTAZIONE PREMIALE SOTTOVALUTA LA DIDATTICA
LA VALUTAZIONE PREMIALE SOTTOVALUTA LA DIDATTICA PDF Stampa E-mail

In occasione della conversione in legge del decreto 24 giugno 2014, n. 90, deputati e senatori hanno votato un emendamento con il quale si ribadiva che «la qualità della produzione scientifica dei professori reclutati dagli atenei all’esito dell’abilitazione scientifica nazionale è considerata prioritaria nell’ambito della valutazione delle politiche di reclutamento». Si lascia così implicitamente al buon cuore di questi professori la qualità del servizio garantito ai loro studenti, a partire dal tempo dedicato a lezioni, ricevimento, tesi. E non si offrono certamente ai Rettori solide ragioni per considerare prioritaria la lotta alla sistematica sottovalutazione dei doveri appunto didattici dei docenti. Un articolo pubblicato su una rivista con un impact factor elevato aiuta a risolvere ogni problema … Lo Schema del decreto di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario per l’anno 2014 ha confermato, dal punto di vista di questa scelta che ben può dirsi strategica, la granitica coerenza dell’azione di questo governo rispetto a quelli che lo hanno preceduto. La «quota premiale» sale al 18 per cento del totale delle risorse disponibili e viene assegnata secondo queste percentuali: a) il 70 per cento in base ai risultati conseguiti nella Valutazione della qualità della ricerca (VQR 2004-2010); b) il 20 per cento in base alla Valutazione delle politiche di reclutamento (cioè, per quanto appena detto, in base ad un criterio sostanzialmente identico al primo); c) il 10 per cento in base ai risultati della didattica con specifico riferimento alla componente internazionale. Nella migliore delle ipotesi, dunque, questo è il rapporto che il governo riconosce fra il valore dell’insegnamento e quello della ricerca, assumendo peraltro, sulla base di argomenti che rimangono misteriosi, e giusto per citare un paio di possibili esempi, che il numero dei corsi offerti in lingua inglese e quello degli studenti stranieri, quale che sia la loro provenienza, valgono come indicatore della qualità della didattica e ci rassicurano sul fatto che i professori vanno davvero in aula a fare lezione.
(Fonte: S. Semplici, Roars 20-10-2014)