Home 2015 20 gennaio RICERCA. RICERCATORI RIENTRO DEI CERVELLI. NOVITÀ PER I RICERCATORI CHE PRIMA LAVORAVANO ALL'ESTERO
RIENTRO DEI CERVELLI. NOVITÀ PER I RICERCATORI CHE PRIMA LAVORAVANO ALL'ESTERO PDF Stampa E-mail

Dalla fuga al rientro dei cervelli. E invece il progetto inaugurato nel 2009 dall'allora ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e intitolato a Rita Levi Montalcini è stato un mezzo flop. Tanti erano e rimangono i punti deboli nei bandi annuali, pensati per far rientrare i ricercatori italiani dall'estero. Si parte dal meccanismo di selezione, che mette vincoli d'età molto stretti ed esclude troppi studiosi prima di valutarli. E si finisce per constatare le tante rinunce tra i candidati vincitori, che prima concorrono e poi - scoraggiati dalle prospettive in Italia o da atenei che incredibilmente rifiutano di accoglierli - abbandonano.
In palio ci sono ogni anno cinque milioni di euro per 24 assegni di ricerca. I requisiti di base sono due, ma fin troppo selettivi: aver concluso il dottorato da meno di sei anni e lavorare stabilmente all'estero da almeno tre. Ma c'è un altro tasto dolente: quello della stabilità e della stabilizzazione di chi vince il concorso. Scaduti i tre anni di assegno, prospettive certe - nel sistema italiano - non esistono o meglio non esistevano (vedi oltre e nella nota che segue). «Per me è il solo aspetto che non va nel Montalcini, ma è quello che mi ha portato a rinunciare», spiega Agnese Seminara, selezionata con il bando 2010. «Ho vinto un posto da ricercatore Crl al Cnrs in Francia e ho scelto quello, perché è a tempo indeterminato. Seguendo gli sviluppi dei ricercatori tornati con la borsa, mi sembra di capire che la stabilizzazione non sia per nulla scontata».
Appena un anno fa, a dicembre 2013, l'allora ministro Carrozza auspicava questo: che questo tipo di bandi offrisse posti a tempo indeterminato. Poco prima c'era stata la protesta dei vincitori del primo concorso, datato 2009. Costretti a scrivere ai giornali perché, dopo i primi tre anni da cervelli rientrati, nessuno dava risposte sul rinnovo. «Ma oggi non c'è più il "tre più tre" legato alla vecchia legge», spiega Daniele Livon, direttore generale del Miur per l'università, lo studente e il diritto allo studio. «I vincitori di bando ora hanno tre anni di assegno di ricerca e poi, se abilitati, possono diventare professori associati, con stipendio finanziato al 100% dal ministero». Gli atenei avrebbero tutto l'interesse ad accogliere e stabilizzare. Non farlo è assurdo anche sul piano economico. «Nell'ambito della programmazione 2013-2015 - prosegue Livon - sono previsti incentivi specifici e fondi per le università che inseriscono in organico ricercatori che prima lavoravano all'estero. Per questo, prima che esca il bando, chiederemo alle università di fare un'assunzione di responsabilità. E indicare se sono disposte ad accogliere i vincitori. Mi auguro lo siano tutte».
(Fonte: S. Rizzato, TST, tutto Scienze e tecnologia 10-12-2014)