RICERCA. NON SARÀ PIÙ CONTEGGIATA NEL BILANCIO PUBBLICO COME SPESA MA COME INVESTIMENTO |
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Il fatto che nei periodi di difficoltà come quelli attuali si pensi di ‘tagliare’ le già scarse dotazioni per scienza e tecnologia, anziché di investirvi “con maggior slancio e convinzione" la dice lunga sul perché i nostri Nobel scientifici siano tanto rari. E soprattutto sul perché molti di loro abbiano vinto per ricerche condotte in gran parte o totalmente all’estero (è il caso di Capecchi, Montalcini, Dulbecco, ecc.) oppure per scoperte che non hanno avvantaggiato come avrebbero potuto la nostra economia, com’è stato per Marconi e Natta. Al di là dei premi, il "nemo propheta in patria" vale purtroppo anche per la ricerca spaziale e per informatica ed energia, due settori nodali come pochi altri nello sviluppo odierno. Un piccolo spiraglio di speranza si apre grazie a un provvedimento balzato agli onori della cronaca per altre ragioni. La novità positiva inclusa nella normativa è che la ricerca non sarà più conteggiata nel bilancio pubblico come spesa ma come investimento e quindi non peserà più nel controllo dei parametri di Maastricht: è prima di tutto un segnale culturale importante, al quale devono far seguito atti concreti. Anche se, si potrebbe osservare, non fa che certificare ciò che dovrebbe essere scontato. (Fonte: M. Ferrazzoli, www.almanacco.cnr.it 08-10-2014)
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