Home 2015 14 aprile DOCENTI PERCHÉ MARITO E MOGLIE NON DOVREBBERO LAVORARE INSIEME NELLO STESSO DIPARTIMENTO?
PERCHÉ MARITO E MOGLIE NON DOVREBBERO LAVORARE INSIEME NELLO STESSO DIPARTIMENTO? PDF Stampa E-mail

Impedirlo è ingiusto e al limite dell'incostituzionalità, sostiene Gianmaria Ajani, rettore dell'università di Torino, che ha deciso di fare di questo tema una battaglia chiedendo un parere legale che dà il via libera alle assunzioni dei coniugi attraverso le procedure valutative, le selezioni riservate a chi è già interno alle università, ponendo l'ateneo di Torino in controtendenza rispetto a quanto deciso nel resto d'Italia e dal Consiglio di Stato. Quale è stato il responso degli avvocati? «L'Ateneo non può che adeguarsi all'orientamento prevalso nella giurisprudenza amministrativa. Vuol dire che ai procedimenti realizzati in base all'articolo 18 della riforma Gelmini non possono partecipare coloro che abbiano un grado di parentela o di affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata ovvero il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione, e che fra le cause di esclusione deve essere compreso anche il legame tra coniugi. Ma l'esclusione non vale per le procedure in base all'articolo 24 della riforma perché non è prevista in modo esplicito nell'articolo di legge e, dal nostro punto di vista, le limitazioni non possono essere estese, in particolare quando sono gravose come questa che è in contrasto anche con l'articolo 51 della Costituzione».
Insomma non permettere a marito e moglie di lavorare nello stesso dipartimento è anche incostituzionale? «Questa norma, voluta dal legislatore per eliminare situazioni di nepotismo e di malcostume, finisce con la sua rigida formulazione per compromettere la progressione accademica di docenti che hanno l'unico torto di aver scelto di condividere percorsi personali e professionali comuni e obbliga il marito o la moglie a lasciare il posto». Ma diventa anche molto difficile giustificare la presenza di marito e moglie nello stesso dipartimento, soprattutto quando i casi iniziano ad essere numerosi. «Su questo punto molta stampa ha scritto cose sbagliate e ha insistito sulla facile retorica dei baroni, ma va ricordato che all'estero si facilita in ogni modo lo spostamento del coniuge al fine di conciliare nel modo migliore le esigenze lavorative e familiari. E soprattutto la presenza di legami tra coniugi riguarda una minoranza dei procedimenti concorsuali». (Fonte: La Stampa 30-03-2015)