Home 2015 14 aprile RICERCA. RICERCATORI. VALUTAZIONE DELLA RICERCA RICERCATORI. INSTABILITÀ CONTRATTUALE E RENDIMENTO NEL LAVORO
RICERCATORI. INSTABILITÀ CONTRATTUALE E RENDIMENTO NEL LAVORO PDF Stampa E-mail

Meno del 10% dei giovani professionisti della ricerca, probabilmente, riuscirà a stabilizzare la propria posizione nei prossimi anni, molti di più coloro che resteranno «fuori dal sistema», scegliendo l’estero o altre professioni per l’avanzamento delle proprie carriere. A rivelarlo lo studio «Ricercarsi: Indagine sui percorsi di vita e lavoro nel precariato universitario» curato dai ricercatori Emanuele Toscano e Orazio Giancola, in collaborazione con la FLC-CGIL del Trentino. Un lavoro tuttora in evoluzione che ha visto passare in rassegna 1.864 vite da precari, analizzandone ambizioni, difficoltà quotidiane, percorsi precedenti. «Una popolazione difficile, quasi magmatica in cui si passa dagli assegnisti ai post doc, dai tempi determinati ai co.co.pro. o a chi lavora con collaborazioni occasionali o a partita iva» – spiega Giancola, che precisa: «negli ultimi anni, a partire dalle riforme Moratti e Gelmini il cambiamento è stato epocale, la figura del ricercatore a tempo indeterminato è stata praticamente soppressa, tanto che dal 2008 a oggi si sono perse oltre 4mila unità». Crollo cui si accompagna un drammatico aumento dell’instabilità contrattuale, almeno fino ai 37 – 38 anni. I ricercatori intervistati (tutti per lo più afferenti a grandi università del Centro e del Nord Italia) affermano di essere passati negli ultimi anni per circa 6 contratti diversi, arrivando nel 10% dei casi a collezionarne addirittura tra i 13 e i 30, con uno scoramento più che prevedibile per la propria condizione. Il 62% dei ricercatori, infatti, è decisamente poco soddisfatto del proprio impiego e l’84% è convinto che il proprio rendimento possa essere influenzato dall’instabilità contrattuale. (Fonte: S. Pagliuca, http://tinyurl.com/ofn3y48 28-03-2015)