Home 2015 14 aprile ATENEI. IT FONDI ERC. PIÙ DELLA METÀ DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE PREMIATE SONO MILANESI O LOMBARDE
FONDI ERC. PIÙ DELLA METÀ DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE PREMIATE SONO MILANESI O LOMBARDE PDF Stampa E-mail

Due milioni per un progetto della Statale. Tre milioni per altri due progetti presentati da professori della Bicocca. Sono stati distribuiti in questi giorni i preziosi Erc, fondi europei per la ricerca, «grant» che vengono assegnati al singolo ricercatore o professore che può decidere in quale ateneo realizzare con successo il proprio progetto. Più della metà delle università italiane premiate sono milanesi o lombarde, registra oggi l'università Bicocca: «Su sedici grant, nove sono andati ad atenei milanesi». Registrano il successo i rispettivi atenei, allora. Ma resta il tema di fondo della ricerca «dimenticata». E a lanciare l'allarme sono anche le università appena premiate. «Sui finanziamenti nazionali credo che il governo stia lavorando. Auspichiamo che venga definito al più presto il fondo per la ricerca di base», dice il rettore Cristina Messa. Su finanziamenti come gli Erc, dove la gara è competitiva, la risposta non è la stessa in tutto Il Paese. «Qui l'indice di successo è nella media europea — sostiene il pro rettore alla ricerca della Statale, Chiara Tonelli — In altre regioni è del 5 per cento, contro il nostro 10 "europeo"». Poi pesa l'attrattività dei nostri atenei. «Abbiamo i cervelli, perché gli italiani, compresi quelli che hanno scelto di completare la formazione all'estero, di finanziamenti ne ottengono eccome. È il Paese che non è sempre attrattivo», dice Tonelli. Secondo il prorettore della Statale ecco le criticità: «L'eccessiva burocrazia è percepita come un ostacolo. Per alcuni settori, come le scienze della vita e le scienze dure poi c'è la necessità di accedere a infrastrutture di avanguardia che non tutti gli atenei hanno. E infine i bassi salari. Per queste ragioni quelli che scelgono di restare sono davvero bravi. Non c'è sostegno oggi nel nostro Paese né alla formazione né alla ricerca». (Fonte: F. Cavadini, CorSera Milano 01-04-2015)