Home 2015 14 aprile UE. ESTERO UNIVERSITÀ. COMBINARE L’ECCELLENZA CON L’ESPANSIONE
UNIVERSITÀ. COMBINARE L’ECCELLENZA CON L’ESPANSIONE PDF Stampa E-mail

In ciascun Brics (Brazil, Russia, India, China e South Africa) è ormai chiaro che l'eccellenza va combinata con l'espansione (l'India, per portare il tasso d'iscrizione universitaria allo stesso livello della Cina, che rimane peraltro inferiore a quello del Brasile, dovrà garantire 14 milioni di posti in più nei prossimi cinque anni) e l'equità (investire maggiori risorse in termini assoluti, senza limitarsi a trasferire quelle esistenti dalle istituzioni medie alle world-class universities). L'anno scorso il premier Li Kegiang ha enfatizzato l'importanza di sviluppare la formazione tecnica superiore, cioè i programmi biennali o triennali che entro il 2020 dovranno accogliere quasi 15 milioni di studenti. E per raggiungere questo obiettivo nessun timore a indicare la strada della conversione di 600 università in vocational colleges (che già sono 1300), oltre che l'apertura al settore privato.
Insomma, per discutere seriamente di università, piuttosto che citare a sproposito il concetto di democrazia per fare il processo alle intenzioni di chi si limita in fondo a constatare un'ovvietà, sarebbe meglio capire quali sono le diverse funzioni di un sistema di istruzione superiore a struttura piramidale.
Per risollevarsi e competere nel mondo reale, sempre più complesso e in cui le economie emergenti intaccano le rendite di posizione dell'Occidente, l'Italia ha bisogno di scrollarsi di dosso l'illusione di poter sopravvivere con l'aurea mediocrità. Va riscoperto il gusto dell'ambizione all'eccellenza: non sono certo rari i dipartimenti, università e business schools che hanno mantenuto il passo con i migliori omologhi esteri, come dimostrato dal fatto che il peso delle pubblicazioni italiane sul totale europeo (11,2%) è ampiamente superiore al livello della spesa in R&S (appena il 7,8%) (dati Observatoire des sciences et des techniques). Altri atenei sono necessariamente meno prestigiosi e sarebbe ingenuo e paradossale valutarli sulla base dei ranking internazionali. Altrettanto inappropriato sarebbe interpretare il diritto allo studio come un diritto alla "vita senza foga": come le omologhe nel resto del mondo, anche le università meno blasonate e specializzate nell'insegnamento vanno valutate, in questo caso soprattutto sulla base della capacità di aumentare il numero di giovani dotati delle competenze trasversali di cui tanto ci sarà bisogno per risalire la china. In ambedue i casi, è la qualità a essere premiata. (Fonte: A. Goldstein, IlSole24Ore 08-04-2015)