Home 2015 18 maggio RETRIBUZIONI RIFORMA DELLE PENSIONI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
RIFORMA DELLE PENSIONI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PDF Stampa E-mail

Con le nuove norme, chi raggiunge l'età per la pensione, cioè superati i 66 anni, non potrà più lavorare. In più, se l'amministrazione pubblica lo ritiene necessario, il lavoratore potrà essere mandato in pensione non appena raggiunge l'anzianità necessaria per il pensionamento. Queste novità sono già legge e sono contenute nella circolare del ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia: tale circolare è stata firmata a febbraio e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio. Fanno eccezione i magistrati, i professori universitari e i primari, i quali godranno di un'uscita dal lavoro più soft. Ricordiamo che il pensionamento diventerà, dunque, obbligatorio quando si raggiunge l'anzianità di 42 anni e sei mesi per gli uomini e di 41 anni e sei mesi per le donne, limiti aumentati di quattro mesi a partire dal 1° gennaio 2016. Il provvedimento riguarderà all'incirca 5.700 dipendenti. La cancellazione del trattenimento in servizio, invece, riguarda la "vecchiaia": non si potrà lavorare oltre i 66 anni e tre mesi (66 anni e sette mesi dal 1° gennaio 2016). L'uscita dal lavoro sarà più morbida per i magistrati che potranno rimanere sul lavoro per ulteriori 5 anni, beneficio che verrà eliminato al termine del 2015. Magistrati, professori universitari e primari hanno anche il limite massimo di età per la pensione più alto: 70 anni e non devono sottostare ai pensionamenti d'ufficio. (Fonte: http://tinyurl.com/q462ap5 maggio 2015)