Home 2015 18 maggio RETRIBUZIONI LO STOP ALLA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI È INCOSTITUZIONALE
LO STOP ALLA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI È INCOSTITUZIONALE PDF Stampa E-mail

La norma che, per il 2012 e il 2013, ha stabilito, «in considerazione della contingente situazione finanziaria», che sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps (da 1.217 euro netti in su) scattasse il blocco della perequazione, ossia il meccanismo che adegua le pensioni al costo della vita, è incostituzionale. Lo ha deciso la Corte Costituzionale, bocciando l'art. 24 del decreto legge 201/2011 in materia di perequazione delle pensioni. Che cosa succederà adesso? Il Governo si dovrà adeguare, cercando le risorse necessarie. Le pensioni, nel biennio 2012-2013, dovrebbero essere rivalutate in base alla disciplina precedente: al 100% per gli importi fino a tre volte il minimo, al 90% per la parte eccedente e fino a cinque volte il minimo, al 75% per la quota superiore. I dettagli su calcoli e restituzione saranno messi a punto dall’Inps, d’intesa con il Governo. Beninteso, una volta scovato un bel gruzzolo di miliardi. Il blocco dell'indicizzazione delle pensioni scattato con il Salva Italia e ora bocciato dalla Consulta ha toccato una platea di circa 6 milioni di persone, ovvero quante sono quelle con un reddito da pensione superiore a 1.500 euro mensili lordi, secondo gli ultimi dati dell'Istat sulla previdenza, aggiornati al 2013. Lo stop alla perequazione ha infatti interessato gli assegni superiori a tre volte il minimo (circa 1.500 euro al mese). Guardando alle percentuali si tratta di oltre il 36% del totale degli oltre 16,3 milioni di pensionati italiani. Nel dettaglio, i pensionati d'oro, che superano i diecimila euro mensili, sono solo circa 12 mila (lo 0,1%). (Fonte: My24 30-04-2015)