Home 2015 18 maggio LIBRI. RAPPORTI AL LIMITE DELLA DOCENZA. PICCOLA ANTROPOLOGIA DEL PROFESSORE UNIVERSITARIO
AL LIMITE DELLA DOCENZA. PICCOLA ANTROPOLOGIA DEL PROFESSORE UNIVERSITARIO PDF Stampa E-mail

Autore: Stefano Pivato. ed. Donzelli 2015, pp. VI-122.
L'intento dell'autore, secondo alcuni recensori tra cui G. N. su IlBo (“Università e chiacchiere da bar”), sembrerebbe quello di salvaguardare la maggior parte dei professori e dei ricercatori che riesce, con grande passione, sacrificio e abnegazione, a produrre eccellenti ricerche e a preparare in maniera adeguata gli studenti, che costituiscono il “futuro” del nostro Paese. Ma l'autore insiste su un atto di denuncia che, al tempo stesso, difficilmente potrebbe interpretarsi come un gesto d’amore nei confronti dell'università. Comunque, “Al limite della docenza” lascia al lettore un’impressione di occasione sprecata: possibile che per descrivere il funzionamento di un sistema che coinvolge quasi due milioni di persone non si potesse trovare di meglio dei cliché sui professori assenteisti o su quelli caricaturali? Secondo gli ultimi dati del MIUR disponibili l’università italiana aveva due anni fa 53.446 docenti di ruolo (ora diminuiti a causa dei pensionamenti e delle non sostituzioni), oltre a 26.857 docenti a contratto, personale tecnico-amministrativo per un totale di 59.827 lavoratori e, infine, qualche migliaio di altri collaboratori diversamente inquadrati.
Tutto questo è un pezzo importante del Paese, un luogo di ricerca e di produzione di cultura, una speranza per il futuro: se ne potrebbe parlare cercando di andare al fondo dei problemi? Invece di presentare caricature dei professori lontane dalla realtà interpretabili non nel senso di casi sporadici ma di un generale malcostume. Generalizzare fa crescere il margine di errore, dando una rappresentazione molto parziale della realtà. Qualche esempio tra quelli illustrati dall’autore: C'è il professore “Come sto io?” che, se ti incontra per i corridoi, non ti chiede come stai, ma inscena un monologo, sciorinando tutti i suoi prestigiosi risultati accademici. Troviamo poi i prof. “Litigo, dunque sono”, per cui “litigare è una forma assoluta per certificare la propria presenza; e magari, giustificare la propria assenza”. Queste assurde poco credibili creature caricaturali si possono forse trovare in qualche oscuro periferico dipartimento conosciuto solo dall’autore. Si può essere certi che nessuno conosce e nessuno gli invidia questa nicchia ambientale al limite della fantasticheria dove allignano figure di tendenziali psicopatici. Far credere, o anche solo far sospettare, che si tratti di ambienti diffusi nel nostro mondo universitario sconfina nella maldicenza gratuita. Incomprensibile poi che se ne renda responsabile un autore docente di Storia contemporanea e già rettore di università. (PSM maggio 2015)