Home 2015 8 luglio IN EVIDENZA COLPISCE SOLO I DOCENTI UNIVERSITARI LA MANCATA MATURAZIONE DELLE CLASSI STIPENDIALI
COLPISCE SOLO I DOCENTI UNIVERSITARI LA MANCATA MATURAZIONE DELLE CLASSI STIPENDIALI PDF Stampa E-mail

Il blocco triennale delle retribuzioni dei docenti universitari sancito dal Decreto Legge n. 78 del 2010 (convertito nella legge n. 122 del 30 Luglio 2010), e successivamente prorogato dalle varie leggi di stabilità al fine di coprire l’intero quinquennio 2011-2015, sta portando a delle penalizzazioni retributive per la categoria che non hanno eguali in tutto il pubblico impiego. Ma questo è ancora poco se paragonato ai successivi prelievi stipendiali che colpiranno la categoria per gli anni a venire: per alcuni rappresenterà un danno continuativo che dura per l’intera carriera, per altri addirittura per tutta la vita. Di fatto la nostra categoria è l’unica caratterizzata da una carriera retributiva che, partendo con stipendi molto bassi all’inizio ma crescenti nel tempo, permette di raggiungere una retribuzione paragonabile a quella percepita dai colleghi degli altri paesi occidentali soltanto alla fine. Purtroppo l’aver inserito nel blocco, oltre agli scatti stipendiali, anche “la maturazione delle classi”, determina un rallentamento della carriera che si traduce in un prelievo forzoso crescente nel tempo. La situazione si è aggravata dopo la famosa sentenza della Corte Costituzionale  (la 310 del 2013) che ha giudicato “non incostituzionale” il blocco contenuto nel comma 21 dell’art. 9 del D.L. 78/2010. I giudici della Consulta hanno ritenuto temporaneo, e quindi lecito, un prelievo retributivo che può durare tutta la vita. Tralasciamo l’entità dei prelievi nel quinquennio del blocco che, per il fine emergenziale che si era posto il governo, possono anche risultare accettabili, e veniamo ai danni più seri. Il blocco della maturazione delle classi stipendiali fa sì che ciascun docente, sia esso Ricercatore  (RTI), Associato (PA) o Ordinario (PO), a partire dal 2016 (anno di augurabile fine del blocco) si troverà sempre a una classe stipendiale inferiore a quella che gli sarebbe spettata in assenza del blocco, esattamente 2,5 classi biennali al di sotto, e quindi continuerà a subire un prelievo di stipendio crescente nel tempo. Quei docenti che fossero entrati in ruolo pochi anni prima del blocco, ma in giovane età, hanno la possibilità di percorrere l’intera carriera (28 anni in corrispondenza delle 14 classi biennali + 3 anni del  periodo di conferma/straordinariato) prima di andare in pensione. Per questi colleghi la perdita complessiva ammonterà a circa 83.000 euro per RTI, 100.000 per i PA e 140.000 per i PO. A parte l’entità delle cifre complessive finali (si tratta di cifre “nette” in busta paga, già depurate anche dell’IRPEF!)  facciamo notare che il prelievo ha carattere continuativo e dura tutta la vita lavorativa. Anzi, a causa dei riflessi sulle pensioni, durerà tutta la vita. Se ci riferiamo invece all’età media di ingresso in ruolo dei docenti (37, 44 e 51 anni rispettivamente per RTI, PA e PO, vedi Rapporto ANVUR  sullo Stato del Sistema Universitario relativo al 2013) ci accorgiamo che soltanto il ricercatore ha il tempo di percorrere tutta la carriera prima della pensione (a 65 anni) mentre PA e PO, nonostante la più alta età di pensionamento (70 anni) non ce la faranno a raggiungere la classe finale n. 14 prima della pensione. Per tale ragione subiranno un danno economico complessivo inferiore. Il risultato di questi confronti è che non si capisce come la Corte Costituzionale abbia potuto definire “temporaneo” un prelievo che può durare tutta la vita.
Tralasciamo il confronto con i magistrati, con i quali proprio non c’è partita. Essi infatti, già esentati dal blocco quanto ad alcune voci stipendiali in base al comma 22, art. 9 dello stesso D.L. 78/2010, sono stati poi completamente graziati dalla sentenza n. 223/2012 della Consulta (composta prevalentemente da professori universitari e magistrati) che, a garanzia della loro autonomia, ha sancito la incostituzionalità di qualsivoglia blocco delle loro retribuzioni, inclusa anche la semplice rivalutazione ISTAT.
Per altre categorie di pubblici dipendenti risulta che il blocco è stato praticamente annullato già prima di ora. Questo è successo per gli scatti stipendiali dei docenti della Scuola, ripristinati da parte del governo Renzi nel 2014 (D.L. 23 gennaio 2014 n. 3) e anche per le indennità di posizione e perequativa di militari e forze di polizia di livello dirigenziale, come riconosciuto nel Marzo di quest’anno (con diritto agli arretrati) dal MEF, Ragioneria Generale dello Stato. Recentemente è stato riattivato anche il meccanismo della progressione economica all’interno del singolo livello (i cosiddetti "gradoni") per i dipendenti degli Enti di Ricerca, come i ricercatori del CNR. Tutto quanto sopra discusso mette in evidenza le gravi conseguenze della mancata maturazione delle classi stipendiali, che in pratica colpisce solo gli universitari. (Fonte: P. Gianni, http://tinyurl.com/qfhztlx 24-06-15)